SVETLANA CHE SALVA I LIBRI DALLE STUPIDE GUERRE DEGLI UOMINI

Svetlana di Kramators’k la chiameremo, la donna che raccoglie i libri abbandonati, che affiorano tra le macerie e non ammettono di essere dimenticati. Sporgono da cumuli di neve, come ogni altro oggetto reduce di guerra giacciono sporchi, spiegazzati, macchiati, vissuti e sicuramente letti da qualcuno in passato, in futuro chissà.

Svetlana li cerca, li raccoglie, li vuole donare, vuole ridare ai libri una nuova vita, ma innanzitutto li vuole leggere, quelli che ancora non ha letto li vuole leggere.

Svetlana salva i libri ma forse non è un’eroina, è solo una maniaca fissata che non può vedere gli oggetti della sua passione abbandonati e dimenticati, buoni solo per il macero. Forse Svetlana è solo un’accumulatrice seriale, ma per lei contano i libri, ama Turgenev e Checov dice, così ironico quest’ultimo, giusto per ribadire che li legge i libri.

Non è la prima persona che in mezzo a un conflitto, in mezzo a una catastrofe si preoccupa di salvare i libri, e non è nemmeno certo l’unica in Ucraina. Un anno fa circolava la foto di una donna di Byshiv, china a raccogliere libri nei dintorni della biblioteca, meno di un mese dopo l’inizio dei bombardamenti.

Chi ha fatto dei libri una delle proprie ragioni di vita non ammette che le pagine straziate tra lamiere, travi e mattoni rimangano ignorate e dimenticate. Chi ha fatto dei libri una delle proprie ragioni di vita ha quasi sempre motivazioni anche materialiste, l’accumulo, il piacere percettivo e sensoriale delle pagine, il tatto, l’odore, persino il suono, ma grattando sotto la superficie c’è sempre una spinta che ha a che fare con la conoscenza, con la curiosità, con la scoperta. Sotto quelle unghie sporche e fastidiosamente lacerate che disseppelliscono tomi, tascabili o pagine ormai orfane delle copertine, c’è sempre innanzitutto un desiderio di lettura e di conoscenza.

Svetlana dice di essere innamorata della letteratura fin da quando era ragazza, vorrebbe tenerli tutti ma non può, li regalerà, ma prima vuole leggerli. Antologia di racconti e fiabe di Andersen è il libro appena raccolto che mostra alla telecamera del TG2, nel servizio di Piergiorgio Giacobazzi, con un tono che mi pare di intuire desolato e risoluto nello stesso tempo. Non felice, non può esserlo, ma la missione è chiara e non impossibile, salvare il salvabile, fino all’ultima pagina, fino all’ultima riga, fino all’ultima parola.

Tra le notizie dozzinali e solo apparentemente di primo piano che ogni giorno ci sommergono, a me pare che la storia di Svetlana non meriti un insignificante trafiletto, senza scomodare quartetti d’archi o insopportabili melensaggini.

Non c’è retorica, nessun eroismo, chi raccoglie libri, da uno scaffale, in una cantina, in una soffitta o tra le macerie, a volte non ha alternative, non può farne a meno, è vittima del proprio male, della propria compulsione, figlia della materia e dello spirito allo stesso tempo.

Ma non tutti i mali vengono per nuocere, si dice, e questo decisamente viene in pace.

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