SVENTURATA LA NAZIONE CHE DEVE STAR DIETRO A MONTESANO (E ALLA RAI CHE LO CHIAMA)

Memento audience semper. Tocca tornare a Gabriele D’Annunzio, ripassare dal fascismo e infine fare una svolta (a destra, si capisce) per arrivare a Enrico Montesano. Ne guadagniamo un motto rinnovato: dall’“osare sempre” del Vate, al “sempre audience” della Rai. Che prima invita Montesano a “Ballando con le stelle” e poi lo liquida quando questi, alle prove, indossa una maglietta con, sulla schiena, il motto dannunziano (che, in sé, non sarebbe propriamente fascista) e, sul petto, il simbolo della X Mas (che invece fascista era eccome).

Il motto, come dicevamo, non appartiene all’armamentario propagandistico del regime, e dunque non sarebbe da considerarsi consegnato alla “damnatio memoriae” – locuzione latina che in questi casi è obbligatorio citare -, ma la sua associazione con la flottiglia della Repubblica Sociale Italiana lo rende quantomeno inopportuno. In ogni caso, è doveroso aggiornarlo perché qui, a ben guardare, ad aver combinato il casino non è stato tanto Montesano – da tempo una sorta di improbabile mina vagante dell’opinione pubblica – quanto la Rai stessa che, pur sapendolo ben lontano dai tempi d’oro di “Quantunque io” e della signorina inglese che trovava tutto “molto pittoresco”, lo ha invitato al suo ballo del sabato sera: il signore si è presentato in orbace e adesso tutti a dire “e chi se lo aspettava?”.

Beh, magari la reincarnazione di Junio Valerio Borghese non era prevedibile, ma che l’invito a Montesano fosse maturato proprio a causa delle sue recenti posizioni no vax e complottistiche, e dunque in virtù di un possibile interesse morboso del pubblico, sembra incontestabile. Puntando sull’effetto-balengo, la Rai ha dimenticato che i balenghi non sono precisamente affidabili: Montesano ha sfoderato una maglietta fascista e adesso ai dirigenti di viale Mazzini tocca prendere le distanze, cacciare l’ex comico e definire il suo comportamento “inaccettabile”. Come se accettabile, invece, fosse una politica di reclutamento dei personaggi televisivi che punta sulla curiosità per il mostro e il deforme.

Non che questa voglia essere in nessun modo una difesa del suddetto Montesano, soprattutto alla luce della reazione da lui manifestata una volta scoppiato il pasticcio. A prima vista, due erano le posizioni serie che avrebbe potuto assumere: dichiarare che non conosceva il significato del motto e del simbolo (ovvero una franca ammissione di ignoranza: a tutti capita di ignorare qualcosa), oppure dichiararsi fascista o simpatizzante tale (una franca ammissione di fede politica, più che discutibile, ma onesta). Tertium non datur (quando si comincia con i luoghi comuni in latino è difficile fermarsi). Invece, ha scelto di offrire la solita pantomima: mezze scuse, la “spiegazione” che vorrebbe la maglietta pezzo unico di una sua “collezione” (chi di noi non ha una collezione di magliette? Alcuni “collezionano” perfino i calzini) e l’incarico all’avvocato perché tuteli a suon di denunce “la mia identità personale e la mia onorabilità”.

Nessuno, purtroppo, tutelerà noi da questa ennesima polemica sgangherata e inutile, dal teatrino delle prese di distanza, dalle espulsioni fin troppo facili, dalle cause minacciate e dal profluvio di commenti – questo compreso – che sta occupando spazio, rubando tempo e riempiendo le nostre teste di roba inutile.

A questo punto sarebbe il caso di fare un appello alla serietà, ovvero a quel minimo sindacale di pensiero e di saggezza che potrebbe facilmente scongiurare situazioni come questa. Purtroppo, come dicevamo, “memento audience semper” e non vale solo per la Rai. Poco importa il rispetto per l’intelligenza: prima viene la tentazione del curioso e del bizzarro. Le cose abituali, si dice, non suscitano abbastanza interesse. Scusate: ab assuetis non fit passio.

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