SUPERLEGA / 4: CAMBIA IL MONDO, PERCHE’ SOLO IL CALCIO NON PUO’ CAMBIARE?

 

di PIER AUGUSTO STAGI – I ricchi che danno degli ingordi ad altri ricchi è semplicemente fantastico. Ingordi gli uni, ingordi gli altri. Però, a seconda dei casi, si gioca a fare le mammolette.

La Juve che perde due finali con Barcellona e Real Madrid che dispongono di più del doppio del fatturato è da considerare una squadretta mai all’altezza, senza attenuanti, il Napoli che non vince lo scudetto contro la già citata Signora del calcio con la metà del fatturato della società guidata da quel “serpente” (Aleksander Ceferin, cfr) va compreso, capito e financo aiutato.

La Superlega si è ormai trasformata in una pazzesca superscazzola, sulla quale ognuno può dire di tutto, incurante della propria storia e delle proprie azioni. Ma non è questo il punto, anche perché in materia si sono già espressi e si stanno ancora esprimendo fior di opinionisti in tal proposito, mentre io mi vorrei semplicemente soffermare su quanto succede tutti i santi giorni in ogni campo della vita, senza che nessuno ci interpelli, senza che nessuno ci chieda cosa ne pensiamo.

Arriva Internet che stravolge il mondo e chi ha la forza di reagire e cogliere l’opportunità, sopravvive. Chi ha capacità si adegua. Chi ha mezzi investe e gli altri si attaccano. Nessuno si è posto il problema dei tanti lavori dismessi, sfumati nel nulla. Nessuno si è posto il problema di mettere in sicurezza i negozi di quartiere dall’avvento dei discount o della costante avanzata della grande distribuzione. E vogliamo parlare della vendita on-line? Chi ha idee e forza di adeguarsi, vive, gli altri ciccia! Fa parte dell’evoluzione del mondo. Nessuno ci ha chiesto se ci va bene l’evoluzione elettrica per la mobilità: hanno deciso che questo sarà il futuro prossimo venturo, ma la strada è già stata tracciata, non si torna indietro. Eppure, per il campionato di calcio, per il nostro beneamato gioco del cuore, vorremmo che tutto restasse immutato. Non è possibile.

Il mondo si evolve e si muove, e noi ci dobbiamo adeguare. Ha ragione Gianpiero Mughini, che oggi su Dagospia dà la sua “versione”: nessuna industria può reggere al ritmo ricavi/costi quale è quello del football moderno. E aggiunge: «A proposito dei conti (luminosi) dell’Atalanta, vale quello che ha scritto intelligentemente Alessandro F. Giudice sul “Foglio” di oggi. Che l’Atalanta ha venduto un ragazzo di 18 anni al Manchester United per la bellezza di 40 milioni traendone una plusvalenza immensa. Ma che questo è stato possibile solo perché la forza economica e tutto del Manchester gli permette di farli fruttare quei 40 milioni. Denaro denaro denaro. Se non è zuppa è pan bagnato, e non se ne esce. Il romanticismo dei tifosi che esultano in curva? Se ti va bene, ti ci puoi friggere le uova».

Se poi mi chiedete cosa ne pensi della Superlega, la mia risposta è semplice: io rimpiango la vecchia formula della Coppa del Campioni con le sole vincitrici del campionato. Sono legato sentimentalmente alla vecchia e cara eliminazione diretta fin dai trentaduesimi di finale. L’ideale. Già adesso i gironi della Champions mi stanno sull’anima, visto che non significano nulla. E questa idea di SuperLega che rischia – forse non è così – di mortificare i campionati nazionali non mi piace affatto.

In ogni caso c’è sempre una vecchia regola da accettare: è il mercato a scegliere. Agnelli, Gazidis e Perez possono immettere sul mercato quello che vogliono, ma poi quel prodotto va venduto, a noi appassionati. A noi sportivi che dobbiamo abbonarci alle varie piattaforme. È la solita regola, vecchia come il mondo. Eppure ci sono presidenti che fanno finta di non conoscerla. Forse non si ricordano nemmeno perché oggi hanno il diritto di partecipare alla Champions League. Non certo perché sono arrivate secondi, terzi o quarti in campionato, ma perché per anni Milan, Inter e Juventus hanno tenuto alto il nome dell’Italia in Europa e quindi per storia e tradizione abbiamo il diritto di partecipare con quattro squadre. È chiaro che mi piacerebbe un sacco vedere l’Atalanta o il Sassuolo trionfare in Champions, ma non mi sembra neanche giusto che queste tre squadre siano prese a ceffoni come se fossero l’origine di tutti i mali.

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