STILE ALLEGRI

C’è poco da stare allegri, ma Allegri c’è! Ed è una bella sorpresa, per tutti, anche per i suoi detrattori, quelli che da sempre non lo sopportano per quel suo modo di essere sparagnino e concreto, poco convenzionale per i sofisti del calcio, per gli adaminici e i cassanisti, per i quali il calcio è poesia ed estetica, letteratura e epistemologia pallonara, mai praticità: risultatismo.

C’è poco da stare allegri per chi ha a cuore le sorti della Juventus, ma Allegri l’uomo delle sfide, da autentico sportivo, ne accetta una nuova al limite del possibile, per questo straordinaria. Ci sarebbe da scaraventare tutto dalla finestra, scendere in piazza o invitare la società a non scendere più in campo, ci sarebbe più di un motivo per non andare mai più allo stadio o accendere il televisore, invece Allegri Massimiliano sceglie il linguaggio dello sport, della competizione e della sfida. Ti alzano l’asticella dopo un -15 in classifica e un -12 dal quarto posto? Lui non fa un plissé. Il suo pragmatismo è lì davanti agli occhi di tutti, senza un accenno minimo di polemica, nessuna voglia di rivendicare e di fare la vittima: siamo chiamati a fare «qualcosa di straordinario», dice.

Allegri è un libro aperto, dove emergono i suoi appunti e i suoi pensieri, semplici e lineari. «Quando mi hanno detto che la richiesta era di 9 punti, io mi sono messo a fare il calcolo per capire quanti ne servivano per la Champions. Quando ho saputo del -15 mi sono rimesso a fare conti per capire quanto fosse distante la zona Europa». E ancora: «Se sono più deluso o arrabbiato? Nessuna delle due. La sentenza è un dato di fatto che va accettato. Sono convinto che i ragazzi faranno il possibile per ottenere il massimo e fare qualcosa di straordinario. Tutte le situazioni vanno trasformate in opportunità. Non possiamo dire dove saremo il 5 giugno, però abbiamo 60 punti a disposizione in campionato: dobbiamo avere la forza interiore per scalare la classifica e poi abbiamo l’Europa League, che può essere una strada per la Champions, e la Coppa Italia. Ora siamo a 22, dobbiamo battere l’Ataltanta per girare a 25 e affrontare il girone di ritorno al meglio. Da imprevisti così, per quanto grosso in questo caso, si esce rafforzati, con la voglia e la determinazione di fare qualcosa di molto importante. Ora pensiamo a centrare il settimo posto». «Io sono l’allenatore della Juventus e rimarrò qui, a meno che non mi mandino via. In certi momenti bisogna essere responsabili e uomini. Quando le cose vanno bene tutti sono bravi, quando ci sono le difficoltà diventa più stimolante. Noi dobbiamo pensare solo al campo, le vicende giudiziarie riguardano la società».

Non so se esiste ancora uno stile Juventus, temo di no, ma di una cosa sono certo: oggi è visibile lo stile Allegri, che non è poi così male.

Un pensiero su “STILE ALLEGRI

  1. Giuseppe Argenti dice:

    Tutto vero altresì vero che la giustizia gli ha tolto tutte le possibilità di un suo fallimento. Lui avrà qualsiasi cosa accada fatto il massimo. Comunque modo che reputo giusto di reagire.

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