STA A MAZARA IL VESCOVO CHE TUTTI DOVREBBERO AVERE

E’ un vescovo che nel 2013 negò i funerali al boss di Mazara del Vallo, Mariano Agate, senza sentirsi eroe, semplicemente spiegando così: “Non ci vuole tanto coraggio, ci vuole essere coerenti col proprio ministero”

E’ un vescovo che nell’epicentro della mafia, a pochi metri dal covo di Messina Denaro, stavolta va nella parrocchiale a dire le messe con il suo parroco, dicendo chiaro e forte come stanno le cose: “Messina Denaro non è una persona per cui possiamo avere troppa pietà. E’ uno che ha ammazzato tanto, ha sparso tanto sangue, ha ucciso tanti innocenti, quel bimbo…”.

E’ un vescovo che si commuove quando ricorda cosa questo Messina Denaro è riuscito a fare, in un bidone di acido, al piccolo Giuseppe Di Matteo, dopo averlo tenuto per due anni come un cane nel peggiore canile.

E’ un vescovo che non le manda a dire al suo gregge, sempre pronto a berciare contro lo Stato, mettendolo spalle al muro con una richiesta precisa, la piena assunzione di una responsabilità civile: “Se non ci fossero state tante coperture, per affetto, per amicizia o per paura, sarebbe stato arrestato prima. In questi nostri ambienti non si può dire di no. Stavolta ha vinto lo Stato, ora spero che vinca la nostra gente, che esca dalla situazione di paura e finalmente possano tutti esultare. Usciamo sulle piazze ed esprimiamo la nostra soddisfazione, ma anche il nostro no alla mafia e a tutti i malavitosi. Chi sa, parli”.

E’ un vescovo che applica alla lettera i metodi di comunicazione indicati dal suo unico e vero spin-doctor, nostro signore Gesù Cristo, quando disse che il parlare deve essere “sì sì, no no”. Cioè chiaro, sincero, diretto, senza calcoli e senza falsi pudori.

E’ un vescovo capace di rompere con lo stereotipo troppo diffuso del prelato che dice e non dice, che usa formule fatte e comodissime del tipo “anche il peggiore assassino è un fratello”, “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, “per tutti c’è un perdono”, eccetera eccetera. Così, tanto per svicolare sempre dalle verità più crude e più dolorose, magari per fare sentire persino in colpa le vittime dei malvagi, che faticano a superare.

E’ un vescovo che non si arrampica sugli specchi della diplomazia, in una Chiesa che sta sempre nella zona nebbiosa dell’ambiguo e del criptico, per salvare capra e cavoli, una Chiesa che da mesi ha persino timore di pronunciare nomi come Russia e come Putin, hai visto mai che magari qualcuno se la prenda.

E’ un vescovo che ricorda meravigliosamente il Gesù dentro al tempio, quello che dà di matto, che ribalta le bancarelle dei mercanti, altro che diplomazia calcolata e timori reverenziali a dire Putin criminale.

E’ un vescovo che conosce la paura e comunque la vince, che non calcola le convenienze, che sta dalla parte del bene.

E’ un vescovo giusto.

E’ un vescovo che si chiama Domenico Mogavero, ha 76 anni, e sta a Mazara del Vallo.

E’ il vescovo che tutti vorremmo avere, che tutti dovremmo avere.

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