Per motivi professionali, pochi giorni fa incontro una collega che non vedo da tempo. Ha un figlio di 13 anni, le chiedo come va. Bene, le frasi di circostanza, ma mi confessa che ha “grosse difficoltà col digitale”, telefono, social, accesso smodato. Mi dice che al di fuori della scuola è normale per suo figlio e per i suoi amici incontrarsi, parlarsi e giocare a distanza.
Un paio di giorni prima, durante la rassegna stampa di “Radio 24”, a cura di Simone Spezia, vengono citati articoli che denunciano pratiche violente e perverse da parte di bambini, ispirate alla serie Tv “Squid Game”, sudcoreana, prodotta da Netflix. Il conduttore un po’ minimizza, invita ad andarci cauti, la correlazione gli pare avventata.
Poi giunge la notizia da Roma, fuori dalle scuole compaiono biglietti che offrono una vita diversa, con riferimenti espliciti alla medesima serie TV, esca inevitabile e irresistibile per ragazzini che già sanno, già sanno tutto. E a capofitto s’immedesimano e simulano le perversioni che non dovrebbero ma già hanno conosciuto, via social o in rete. Risultano anche scontri e botte tra loro. Salvo poi scoprire che i biglietti sono una iniziativa di un’agenzia immobiliare per reclutare personale, i riferimenti alla serie TV un bieco tentativo di adescamento al passo con la moda del momento..
La superficialità e sconsideratezza dell’agenzia immobiliare nemmeno sono commentabili, la cautela di Simone Spezia è fin troppo accorta, l’apprensione della mia collega è invece l’immagine ricorrente che la realtà restituisce quando si fa specchio degli usi e costumi di bambini e ragazzi adolescenti.
Non arriverò ad auspicare una censura di “Squid Game”, delle sfide estreme che mostra, non arriverò ad auspicare nessuna censura, ma arrivo senza freni ad auspicare che ogni età abbia diritto all’accesso e alla comprensione delle cose del mondo che le appartengono.
A qualcuno sembrerà sbagliato a priori perché proviene dalla Cina, ma la proposta di punire i genitori dei bambini che si comportano male a me pare una estrema ma non dissennata provocazione. Non praticabile, ma qualche pensiero dovrebbe metterlo in moto anche alle nostre longitudini, perché è impensabile continuare a ignorare che la cattiva, sconsiderata o smisurata condotta dei nostri ragazzi sia generata (anche) dalla cattiva, sconsiderata o smisurata condotta dei genitori, di noi adulti.
Superficialmente pensiamo che permettere a loro l’accesso indiscriminato a quello che il mondo offre non abbia conseguenze, superficialmente pensiamo che non sia possibile governare l’uso e il possesso di telefoni, tablet e computer, dimenticandoci che questo accade solo in virtù, vizio, delle fameliche ambizioni di multinazionali avide e amorali. Superficialmente pensiamo che tutto questo non avrà conseguenze reali nella vita di tutti i giorni, superficialmente pensiamo che il futuro saremo comunque noi a definirlo, dove invece superficialmente non pensiamo che il futuro è ormai personificato, con tanto di logo, e detta legge. Superficialmente non vediamo conseguenze nefaste immediate, se non lontano da noi e sporadicamente, e ci illudiamo che vada tutto bene. Anzi, ci illudiamo che il presente e il futuro non sono mai stati così radiosi e zuppi di opportunità.
Intanto i nostri bambini, i nostri ragazzi, vivono la loro esistenza virtuale. Fanno giochi violenti, nemmeno posso dire giochi adulti, giochi violenti e stupidi e pericolosi. Non leggono, non fanno scoperte. Non hanno perso il senso del progressivo stupirsi, della costruzione di sé, mattone dopo mattone, non lo hanno perso, no, semplicemente ne ignorano l’esistenza.
Sempre una collega e cara amica mi fa notare che in edicola è possibile acquistare l’opera di Bruno Munari, un volume per volta, segni, colore, giochi, parole, libri, geometrie e così via, un tema alla volta, e mi dice che secondo lei nessuna scuola dovrebbe esserne sprovvista. Ne è convinta al punto che prova a convincere la scuola di suo figlio a provvedere.
Mi pare evidente questo, dipende solo ed esclusivamente da noi. Educare non è un compito facile, ma rassicuro, non lo è mai stato.
Educare gli adulti mi pare decisamente più proibitivo, questo sì. Ma non proibito, questo no.