SPOLPARE GLI STUDENTI FUORISEDE FARA’ MORIRE IL PAESE

Fanno imbestialire i costi delle camere per studenti universitari a Milano e anche questo contribuisce alla reputazione della scuola e dell’istruzione in Italia. Non solo a Milano, ma il capoluogo di provincia lombardo guida la classifica senza rivali, anche quest’anno.

Fa imbestialire e uno si chiede come sia possibile non riuscire a metterci mano. Ci dice “Il sole 24 ore” che a Milano il costo medio di una camera singola è di 626 euro mensili, al secondo e terzo posto ci sono Roma e Bologna con 482 e 463, che già a me paiono una follia.

Milano è la locomotiva dell’economia lombarda e nazionale e deve la sua fama anche a questa natura spregiudicata e palancaia. I soldi si rastrellano ovunque ci siano, che poi sia giusto, equo e rispettoso poco importa. Vale per gli studenti e vale per qualsiasi altra cosa. I liberisti senza scrupoli mi dicono che funziona così e se così non fosse non avremmo a disposizione il benessere minimo comune che ci piace tanto e senza il quale le nostre vite pare siano più scialbe e decolorate.

Può darsi che le cose stiano davvero in questo modo, ma innanzitutto vorrei dire che tra affittare una camera o un appartamento a un turista e affittare a uno studente un po’ di differenza corre. Per il locatore milanese evidentemente no, ma che lo voglia o no la differenza è insindacabile, così come è insindacabile lo squallore.

La cultura lombarda applaude naturalmente, dove si può far fruttare la proprietà lo si faccia: per lo più il pubblico annuisce sentenziando che chi lo fa, fa bene a farlo, se gli viene consentito. Il paparino che deve sborsare l’obolo rosica, ma sotto sotto farebbe altrettanto, perché siamo fatti in questo modo. C’è molta richiesta, dopo il Covid ancora di più, chiedono camere singole e allora che fare se non seguire il mercato, se non fare il mercato.

Chi non può proprio permetterseli quei soldi si arrangia, fa avanti e indietro, oppure trova un lavoro per attutire la botta, oppure fa altro, immagino, anche se il sacrificio alla fine in qualche modo si fa. Però studiare fuori sede è di fatto un lusso per più che benestanti e a nessuno sembra importare granché, ignoranti del fatto che la questione è di natura strettamente culturale, oltre che strettamente connessa al futuro dell’istruzione universitaria e quindi del Paese visto in prospettiva.

Qualcuno, maligno, e io mi accodo volentieri, fa notare che la politica se ne frega, molto più impegnata a condonare la veranda venuta un filo più lunga, che a metter testa su questa fiera senza regole e senza senno.

Cosa ci vuole a pensare un piano deciso e strutturale che preveda alloggi pubblici e alla portata di tutti gli studenti, anziché promuovere residenze costose e improponibili? Un anno fa ci fu la protesta degli accampati e degli attendati, protesta che ha perso vigore e magari tornerà sotto altre forme con l’inizio dell’anno accademico, però preme qui sottolineare, di nuovo, la questione culturale. Qui e là salteranno fuori filantropi ed eccezioni che mostreranno i loro affitti calmierati, ma poco cambia, sono eccezioni e per quanto la cultura a Milano e in Lombardia sia di casa, lo è molto di più rastrellare denaro facile con disinvoltura e con vanteria.

Tu hai bisogno e allora paga, ad alzare il prezzo ci pensiamo noi, siamo bravissimi. Mi ricorda qualcosa, tra l’altro, ha a che fare con la salute e i poveri cristi che crepano in attesa della visita oncologica.

E ci risiamo, sempre lì poi si torna, istruzione e salute: finirà che dovremo prendere in affitto pure quella.

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