SOS, L’AGRICOLTURA MUORE DI CALDO

di PAOLO CARUSO (agronomo) – Troppo caldo. Molte regioni del meridione stanno bruciando, la Sicilia registra una media settimanale di temperature massime che trova pochi riscontri nel passato, le temperature, da una settimana, superano stabilmente i 40° C.

Il 2021 è, ad oggi, l’ottavo anno tra i più caldi mai registrati nel pianeta, con la temperatura sulla superficie della terra e degli oceani addirittura superiore di 0,77 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo.

Il problema non riguarda soltanto le nostre regioni: secondo un’analisi di Coldiretti, realizzata con i dati del Noaa, relativi ai primi cinque mesi dell’anno, in Europa le temperature medie sono superiori di ben 1,04 gradi rispetto alla media storica.

Incendi, siccità, il miraggio dell’acqua irrigua, diffusione di avversità biotiche, sono i risultati di questa eccezionale ondata di calore, che non accenna a diminuire.

In questo contesto, il lavoro nei campi non si ferma, tra difficoltà e disagi difficilmente rappresentabili a chi non ha dimestichezza con l’agricoltura. In questo periodo sono in pieno svolgimento le operazioni di trebbiatura del frumento, la raccolta di ortaggi, frutta di stagione e di molte altre attività agricole.

Nulla è più faticoso di rimanere chinati su un campo, sotto al sole, ma l’agricoltore non può permettersi di procrastinare le operazioni di raccolta, si rischierebbe di vanificare il lavoro di un anno.

Oltretutto i danni alle colture si fanno sempre più evidenti: i grappoli di uva da tavola in fase di accrescimento si stanno scottando, c’è preoccupazione per mais, ortaggi, pomodori e altre colture orticole che necessitano di acqua di irrigazione. Le rese del grano si sono significativamente ridotte e in Basilicata ci sono già state le prime manifestazioni pubbliche di agricoltori per richiedere interventi atti a fronteggiare la grave carenza idrica.

Coldiretti stima in un miliardo di euro all’anno i danni per l’agricoltura italiana, soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti, nell’ultimo decennio.

Per rendere conto della situazione riportiamo un provvedimento del comune di Nardò, in pieno Salento, dove l’Amministrazione comunale ha vietato il lavoro nei campi, nella fascia oraria compresa tra le 12.30 e le 16, per tutelare la salute dei braccianti agricoli, dopo la morte del povero 27enne originario del Mali.

In quella zona del leccese, in questo periodo, si stanno raccogliendo le angurie e gli ortaggi, attività che fanno registrare un netto aumento del numero dei lavoratori impiegati nei campi, spesso nelle ore centrali della giornata, che sono quelle più calde e quindi potenzialmente più dannose per la salute degli stessi lavoratori.

L’agricoltura, come al solito, si trova al centro di una situazione critica, le cui cause sono chiaramente connesse ai cambiamenti climatici, i cui effetti si palesano in maniera sempre più inconfutabile.

E’ necessario porre seriamente in atto misure che contengano le cause di questo fenomeno, ormai ineluttabile, ma occorre altresì una maggiore attenzione per gli effetti che si manifestano sull’attività agricola, ormai ridotta ad attività accessoria nella scala dell’importanza economica del nostro Paese.

Speriamo ci si renda conto che gli agricoltori sono i veri eroi di questa epoca, pregna di falsi miti e di figure insignificanti, eppure eletti a esempi da emulare: questi ultimi sì li manderemmo volentieri a raccogliere meloni a mezzogiorno a Nardò, magari facendosi un selfie.

Un pensiero su “SOS, L’AGRICOLTURA MUORE DI CALDO

  1. Massimo Berti dice:

    Bolla di calore stabile e persistente sarà una costante e l’agricoltura dovrà essere ripensata!
    Ma nella totale apatia…
    Il cittadino cosa ne pensa?
    Direi nulla…
    Basta non perdere il calcio e le ferie e tutto il resto può attendere!

    In questo assurdo momento storico, quotidianamente manteniamo il punto sulle piccole buone pratiche subito attuabili da chicchessia:
    https://youtu.be/uBPKuZ2qJVY

    Parliamone!!!!

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