E oggi, in questi giorni tetri e cupi d’emergenza, dove negli ospedali si muore senza sosta e i nostri medici corrono sì ma per fare in modo che i decessi siano il minor numero possibile (altro che sfida contro il tempo), c’è chi scalpita, protesta e batte i piedi perché ha il desiderio incontrollabile di farsi la corsetta.
In questo clima da delirio, dove non si sa bene se stia peggio chi sta male, o chi pensa di non aver alcun disturbo, ci si mette anche il ministro Speranza, con le sue disposizioni ampie, come il raggio d’azione che ognuno di noi può sperare di avere. Partendo dall’enunciato #iorestoacasa, c’è anche l’espressione contenuta nell’ordinanza che recita: «resta consentita l’attività motoria soltanto in prossimità della propria abitazione».
Davanti al portone? A 200 metri? A 300? 500? A quanto corrisponde una prossimità? Alcuni governatori, vedi De Luca in Campania e Musumeci in Sicilia, hanno disposto il divieto totale (bravi!). Il Veneto è l’unico ad aver quantificato la distanza massima di allontanamento da casa in 200 metri (meglio che niente). Per il resto siamo alla quantità del sale nelle ricette: quanto necessario.
Insomma, come ci si deve regolare? Ah saperlo, anche se per molti i runner devono restare a casa senza se e senza ma, e la finestra consentita per l’attività motoria è legata soltanto a coloro che soffrono di alcune specifiche patologie. Ma il premier Conte, a La Stampa, ribadisce serafico: «Chi volesse svolgere attività motoria all’aperto deve farlo da solo e in prossimità della propria abitazione. L’attività motoria contribuisce al nostro benessere psicofisico».
Nel frattempo hanno segnalato runner in giro con il metro, per dimostrare la distanza da casa. Ognuno ha la propria prossimità molto approssimativa. I vigili, oltre alle mascherine, hanno chiesto a loro volta di essere dotati di tablet. Se li troveranno in fuorigioco – pardon – fuori prossimità, ricorreranno al Var.