SONO RAZZISTA CONTRO QUELLI CHE NON VOGLIONO IL MEDICO NERO

Siamo sempre quelli della pietra e della fionda: non si scappa. Possiamo evolverci, erudirci, civilizzarci, ma quella pietra e quella fionda ce le portiamo dietro, sempre. Tant’è che, periodicamente, mi ritrovo a commentare episodi di normalissima barbarie, stanze di tigna quotidiana, al punto da non sapere se sia ancora il caso o meno di indignarmi, di deprimermi o anche solo di commentare. E’ la drammatica differenza tra le parole e i fatti che viene messa in piazza: l’ipocrisia di una nostra presunta innocenza e di una concreta, desolante, colpevolezza.

Stavolta mi riferisco al caso del medico Enock Rodrigue Emvolo, camerunense, che ha preso il posto di un collega pensionato a Fagnano Olona, suscitando una pioggia di insulti e di commenti che avrebbe messo in imbarazzo re Leopoldo del Belgio, il quale, quanto a razzismo, non era secondo a nessuno. Pare che, nella terra dei Gadda, il pensiero umano, arrivato davanti al concetto di uguaglianza tra gli uomini, abbia clamorosamente scartato, intraprendendo la via del più cupo oscurantismo. Non tutti e non in tutto, fortunatamente: però, quel medico di colore ai fagnanesi proprio non è andato giù. E lui, mestamente, si è detto disposto ad andarsene, se sgradito.

So di non dire una cosa particolarmente originale, se proclamo che a me, nel caso di un pollo arrosto, non interessa se, in vita, sia stato fulvo, moro o picchiettato, sibbene se sia edule e ben cotto e saporito al palato. Allo stesso modo, nulla m’importa se il medico che mi visita sia nero, verde o a pois: mi basta che non scambi un mal di gola per delle emorroidi e non pretenda di essere pagato in smeraldi. Vabbè, ma dico cose ovvie, lo ripeto: in un mondo normale, tra gente normale, non ci sarebbe bisogno di ribadire che i professionisti vanno giudicati per la loro capacità, e solo per quello. Evidentemente, però, questo non è un mondo normale e quei Fagnanesi che hanno insultato il dottor Emvolo non sono persone normali. Di questo mi scuso con lui, a nome della civiltà millenaria che mi sento di rappresentare e come legittimo erede di Dante e di San Francesco: lo ribadisco, non siamo tutti così, ma il fatto che ci siano ancora persone così è imbarazzante. E ci induce a qualche riflessione ulteriore.

Io, ad esempio, sono decisamente ostile all’immigrazione clandestina e forzata: trovo ignobile il neoschiavismo, il commercio di esseri umani e la fintissima carità pelosa. Ma sono perfettamente a mio agio con chiunque abbia un lavoro, si dia da fare, occupi un posto decoroso e civile nella nostra società: da dovunque venga e quali che siano le sue origini. Insomma, se un razzismo ha da esserci, sia rivolto verso i cretini, gli ignavi, i profittatori, i delinquenti, di ogni razza e colore: a loro siano riservati il nostro odio e la nostra intransigenza. Sarebbe tempo che ci dedicassimo a questo nuovo tipo di razzismo: un’implacabile ostilità verso la crassa ignoranza, l’ebetudine plebea, l’assenza di capacità critiche, razionali, cognitive. Invece, ce la prendiamo con un medico, solo perché ha la pelle nera e non è nato a Legnano o a Induno. Stupidità, quanti delitti si commettono in tuo nome…

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