Compiere 40 anni in umiltà: “Sono il migliore di sempre”. E’ Ronaldo, e chi se no. Non una personalità introversa e compressa, non un tizio che abbia bisogno di motivazioni e motivatori: diciamo piuttosto un Ego ipetrofico e una megalomania da mettere sotto tutela.
Bravo è bravo, chi può negarlo. Vorrei ben dire. Ma è anche giusto dire che per festeggiare i 40 anni in piena attività, promettendo (minacciando) di arrivare a 50, ha dovuto prendere armi e bagagli per darsi all’immigrazione, andando a giocare dove davvero può ancora fare il suo figurone, nelle zone desertiche del Medio Oriente, sicuramente sommerso di dollari (in questo sì, gli va dato atto, è il migliore di sempre: come si è fatto sempre pagare lui, non si è mai fatto pagare nessuno).
Però. Libero lui si sentirsi il dio del calcio, the Best for ever, liberi gli altri di non essere per forza d’accordo. Io ad esempio, restando all’ultimo mezzo secolo, ho valutato molto di più – nell’ordine – Cruijff, Maradona, Messi, Pelè, Pirlo. In ogni caso, già uno che per essere il migliore di sempre e di tutti deve dirselo allo specchio, come una regina di Biancaneve, dà un segnale sinistro: è la paura che non glielo dica nessuno, è il dubbio inconscio che non sia così.
Resta un fatto: se è Ronaldo il migliore di sempre, significa che abbiamo tutti capito poco. Ma non è così. Siamo in troppi ad aver capito male. Non può essere che abbia capito solo lui.
Lunga vita a Ronaldo, giochi pure tra i miliardari kitch fino a 104 anni, ma deponga almeno adesso, nella fase della presunta maturità, il narcisismo bambino. Nell’epoca gloriosa del selfie, l’autoscatto gestito dall’Io, almeno la classifica dei più grandi sfugge al controllo dei Ronaldi. La decide la storia. Anche Trump e Putin si considerano i migliori di sempre, ma è una barzelletta che si raccontano loro.