La maggior parte di noi non ci pensa, ma qualcuno sì, fortunatamente. In Italia ci sono almeno centomila persone che vivono sulla strada, senza dimora, senza un indirizzo, e un terzo sono donne, anche se sono spesso invisibili. Sono cittadini e cittadine italiani a tutti gli effetti, ma cosa fanno se hanno bisogno di un medico, di un medico di base innanzitutto, che prescriva una ricetta, un esame, che intercetti le avvisaglie di malesseri e disturbi che possono diventare seri e anche qualcosa in più?
Fino a pochi giorni fa in Italia era necessario fornire un indirizzo di residenza per poter accedere al Servizio Sanitario Nazionale di base e per le persone senza dimora note molti comuni fornivano un indirizzo di riferimento fittizio, oppure chiedevano supporto alle associazioni umanitarie.
Dopo anni di tentativi e varie legislature, il Senato ha approvato all’unanimità il provvedimento che garantisce ora l’accesso a tutti i senza dimora. La proposta era stata presentata da deputato del PD Marco Furfaro e negli anni aveva avuto il sostegno ideale e concreto di Antonio Mumolo, dell’associazione “Avvocato di strada”.
Sembra un atto di civiltà vero, che per una volta vede tutti uniti e per una volta induce a dire bravi ai nostri rappresentanti, anche se ci sono voluti anni di tentativi. Un atto di civiltà che porge la mano ai più sfortunati, che vagano per le città e di notte cercano un riparo, una tettoia, un pezzo di cartone, qualunque sia il motivo che li ha portati a non avere più una casa.
Un atto di civiltà vero, ma non tutti la pensano così.
La maggior parte di noi non ci pensa, ma appena viene reso noto il provvedimento, come d’abitudine sui social si riversa il peggio e a volte nel peggiore dei modi: “praticamente pagano i contribuenti le cure di chi non lo è”, “io devo pagare 50 euro e loro niente”, “paghiamo noi, che problema c’è?”, “noi li paghamo, loro hanno tutto gratis. Mi sono rotta le scatole di questa disparità di trattamento”, “e io pago porco***”, “bravi, con i nostri soldi…….e noi , con tanti soldi di tasse che paghiamo, dobbiamo pagare analisi, radiografie….in altri paesi come l’America e l’Inghilterra se non hai l’assicurazione, non ti fanno neppure entrare”, “ma stiamo scherzando? Non solo non contribuiscono attraverso il pagamento di tributi locali e tasse, ma dobbiamo ancora curarli??? Zecche schifose….”.
E così via, magari cristiani cattolici praticanti immagino, pronti ad aiutare il prossimo mentre ci ricordano che gli ultimi saranno i primi. Oppure tutti gli insofferenti saranno convinti atei, chi lo sa, ma credo non serva alcuna professione di fede per comprendere la nobiltà di un decreto che restituisce a tutti noi umanità e senso civile.
Se il mio contributo alla Sanità può servire ad aiutare chi è senza dimora, non ho nulla in contrario, anzi, considero ben utilizzati quei soldi. Semmai, non si può non dire che la sanità pubblica dovrebbe e deve funzionare meglio, per tutti, e infatti non mancano i commenti di chi applaude il Senato ma ironizza sullo stato del Servizio Sanitario Nazionale e in particolare sulla difficoltà per molte persone nel trovarlo, un medico di base.
È vero, ci sono Paesi che senza un’assicurazione ti lasciano morire all’angolo della strada, io mi tengo stretto l’articolo 32 della nostra Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Chi non gradisce tuttavia non penserà all’espatrio, si limiterà probabilmente a imprecare irrispettosamente, magari sotto pseudonimo, senza pensare che molte di quelle “zecche schifose” mai avrebbero pensato di finire dove sono, cioè da nessuna parte e ovunque.