SOLO STASI POTREBBE ALLEVIARE L’ANGOSCIA DEI GENITORI DI CHIARA

Il processo si è riaperto all’americana, tutti i protagonisti in cronaca su giornali e reti tv senza distinzione tra carnefici, vittime, giudici, avvocati perché in realtà la vittima è una sola e riposa – forse non in pace – da 18 anni.

Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nell’agosto del 2007, lunedì 31 marzo avrebbe compiuto 44 anni e invece se n’è andata quando ne aveva solo 26. I genitori Alberto e Rita continuano a vivere in quella villetta del paese in provincia di Pavia dove la figlia nacque, crebbe e morì. Hanno lasciato tutto come a quei tempi, compresa la cameretta di Chiara, i suoi libri, l’armadio con i suoi vestiti. L’unica cosa cambiata è all’esterno, dove da giorni stazionano quotidianamente telecamere e microfoni perché, se non proprio riaperto, il caso è tornato d’attualità. I giorni sono tornati identici come quelli successivi al delitto, ma i Poggi non ci stanno.

Dal 2015 Alberto Stasi è ritenuto colpevole in via definitiva, naufragato ogni tentativo di ribaltare la sentenza nei vari gradi di giudizio, adesso però è riapparsa una figura secondaria (all’epoca del delitto) a causa del DNA che sarebbe stato trovato sotto le unghie di Chiara e che corrisponderebbe a quello di Andrea Sempio, amico di Marco Poggi (l’altro figlio di Alberto e Rita) e che in quanto tale frequentava la villetta.

I due coniugi non ci sentono, per loro la vicenda non è chiusa: è strachiusa. È stato Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della figlia. “Bisogna conoscere bene gli atti processuali”, dicono senza tentennamenti: è stato lui, punto e basta. “Fanno castelli su dettagli”, dicono i Poggi scagionando Sempio, “ma bisognerebbe costruirli sulle prove”, concludono accusando ancora Stasi.

Si ribellano con triste ferocia ai dubbi che questo nuovo capitolo insinua nell’opinione pubblica: “La gente ci ferma per strada e ci dice: trionferà la verità. Ma che significa? È già tutto molto chiaro, non esiste nessun’altra verità”.

Non si può entrare nemmeno in punta di piedi, per pudore, per rispetto, per conoscenza, in questa vicenda giudiziaria che ti rimette a sedere davanti allo schermo, dopo che da anni sono scorsi i titoli di coda. Nemmeno ad Agatha Christie sarebbe venuto in mente un colpo di scena così crudele, così remoto. Un pirotecnico frastuono teatrale nel silenzio del ricordo, un altro squarcio di buio nella già lugubre notte della tragedia.

Non si può valutare né giudicare ciò che per i Poggi non è nemmeno da prendere in considerazione. La giustizia, o il tentativo estremo di celebrarla, farà il suo nuovo, tortuoso corso. È il pensiero della pena di quel padre e quella madre a rendere insopportabile la riesumazione del dolore, in realtà mai seppellito.
L’unico modo per far riposare Chiara finalmente in pace, spostare l’ultimo macigno dall’anima dei genitori, scagionare un’altra persona innocente, sarebbe alzare la mano e dire: “Sì, basta, sono stato io”. Se è davvero così, Dio potrebbe concedere un’altra chance ad Alberto Stasi.Pubblicità

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