di TONY DAMASCELLI – Come diceva Gualtiero Zanetti, detto Il Maresciallo, grandioso direttore della Gazzetta dello sport: “So’ ragazzi”.
Effettivamente trattasi di ragazzi, dico questi calciatori che fingono di essere adulti, coperti di tatuaggi e di denari, di donne e di gloria, in fondo bambini viziati, però sempre adolescenti che giocano a pallone.
Prendete Dybala, quello con la mascherina, purtroppo per lui non più soltanto in campo dopo un gol. Organizza su Instagram un collegamento con Alessandro del Piero, altro numero dieci di storia juventina, e rivela di avere perso, all’asta on line, per un pugnetto di euro, la maglia dello stesso Alex.
Roba vera e mi chiedo che cosa avesse mai quella casacca, indossata dall’ex capitano bianconero nel campionato che andò dal duemila e dieci all’undici, non proprio eccellente, di gol e di risultati. All’epoca Dybala era nella fase calcistica montessoriana, giocava in Argentina, aveva diciassette anni e di lui si diceva che fosse un talentino furbastro destinato ad emigrare.
Dieci anni dopo, il talento emigrato non ha più il diminutivo e vive anche di questi giochi di società, asta on line, per passare questo tempo lunghissimo e aumentare la collezione di cimeli. Non ha detto se abbia nascosto, in armadio, il dieci di Maradona, sarebbe doveroso per non rischiare di essere citato come hijo de; idem per la casacca di Lionel Messi, sodale albiceleste. Epperò rimpiange di avere perso la nobile divisa di chi l’ha preceduto a Torino.
Tre giorni di attesa davanti al computer, l’offerta gli sembrava giusta, quando all’ultimo minuto, come in certe partite, ignoto 1 gli ha zanzato il pezzo, per euro 10 in più della sua offerta che, proporzionati all’ingaggio annuo di Dybala, corrispondono a otto secondi di salario, il tempo di allacciarsi la scarpa.
Del Piero, inorgoglito, gli ha promesso spedizione, gratuita e veloce, di una replica di quell’originale. Non è la stessa cosa, però questa ha pure l’autografo.
Aveva ragione il maresciallo Zanetti: “So’ ragazzi”.