SIGNORINI SI DIVENTA

di TONY DAMASCELLI – Signorini Alfonso, non sai mai. Nel senso che quando incomincia non capisci se ti stia prendendo per il, o se faccia sul serio. Perché dentro, sopra e sotto l’Alfonso ce ne sono altri, giornalista, scrittore, conduttore radiotelevisivo, varie ed eventuali.

Rispetto a l’altro ieri, quando agiva nel canneto della comunicazione, conta più presenze di Buffon in campo. E’ uomo colto, ma gode a giacere nello scurrile ambiguo e a volte manifesto. Muove le mani come un ventaglio, mostra la candida dentatura per apparire festoso e festante, veste abiti perfettissimi, frequenta la grammatica, è uno splendido attore protagonista di questa televisione che se ne fotte di tutto, doppia il capo della educazione, punta alla pancia, trascura il cervello, se il popolo chiede pane, lui, a differenza della leggenda di Maria Antonietta, non offre brioches, ma trippe perché si sfami in modo sguaiato, ingrassando senza limite, ignorante, becero e bue.

Il totale è suo, così dicono i famosi indici di ascolto che non si occupano e non si preoccupano della qualità ma soltanto della quantità. Sa passare dalla regia della “Turandot” ai rutti del “Grande Fratello”, dunque da “Nessun dorma” a “Tutti fornicano”, se la spassa perché piace alla gente che non piace, dirige “Chi” e potrebbe fare lo stesso con il “Corsera” o il “Times” o “Le Ore” (ma non è più in edicola e nemmeno in tipografia). E’ uno, nessuno, centomila.

Vorrebbero farlo fuori ma lui resiste, resiste, resiste. In verità sembra impossibile toglierlo dal trono. Al “Leone XIII” di Milano, liceo classico privato in cui ha insegnato, ricordano le sue lezioni di italiano, latino, greco, storia e geografia. Il docente era estroverso, per non usare aggettivo altro. Tipo quello che gli tiravano addosso in gioventù i compagni di scuola, carogna e str: non permetteva di copiare i suoi compiti e dava suggerimenti sbagliati. Signori si nasce ma Signorini si diventa.

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