SIAMO TUTTI ZELENSKY, ZIMBELLI DEI BULLI

In un brillante monologo, il comico statunitense John Mulaney costruisce una singolare analogia. Per lui l’attuale ufficio di presidenza americano è paragonabile a “un cavallo selvaggio libero in un ospedale. Nessuno sa cosa sta per combinare. Non lo sanno i medici, non lo sanno i pazienti, non lo sanno gli infermieri. Neanche il cavallo lo sa.”

Trump cavallo del West è solo uno dei sintomi, forse il più evidente, del trionfo della Sragione che caratterizza questo secondo decennio del XXI secolo. Il trionfo di un metodo senza metodo che porta il leader della nazione più potente del mondo a occuparsi senza soluzione di continuità di guerra in Ucraina, cannucce di plastica, ridicole ipotesi di resort in Medio Oriente e ridefinizioni pretestuose di denominazioni geografiche. Una gestione micro-manageriale a cortissimo raggio che però ottiene il risultato di incassare consensi immediati, basati su sentimenti altrettanto sragionevoli, illusorie cedole remunerative di risentimenti meschini e malintesi, piccole vendette (consumate né fredde né calde ma semplicemente passate al microonde) contro ingiustizie immaginarie, alimentate a forza di pregiudizi e disinformazione.

Esatto opposto di Furia, pardon, di Trump cavallo del West è oggi il povero Zelensky, colpevole di aver voluto difendere il suo Paese contro un’invasione sferrata a spregio di tutte le leggi e gli accordi internazionali. Avrà i suoi difetti, Zelensky, sarà stato opportunista, presenzialista, avrà giocato con spregiudicatezza su più tavoli, ma oggi rappresenta l’unico possibile volto della Ragione, quella che ci richiama a distinguere l’aggredito dall’aggressore, la vittima dal colpevole, e che vorrebbe ricordarci come solo il diritto e le leggi ci separano, fragile barriera di carta, dalla più nera barbarie. Tradito dagli Stati Uniti, aggrappato alla cenciosa e instabile Europa, grida con ostinazione le sue ragioni, che appunto essendo ragioni trovano ogni giorno sempre meno riscontro.

La sconfitta della Ragione è talmente vasta e, forse, definitiva, che oggi Zelensky si ritrova contro tutti i grandi bulli del pianeta, Putin primo fra tutti, ma anche l’equino Trump e il marziano Musk, dal quale si è beccato nientemeno che del “mangiatore di cadaveri”. Ai tre bulli si accodano naturalmente piccoli e piccolissimi lacchè di variegata provenienza: chiassosa, ancorché intellettualmente irrilevante, la pattuglia italiana.

Triste dirlo ma Zelensky, che dal febbraio del 2022 qualche battaglia l’ha pure vinta, in questa guerra della Ragione contro la Sragione non riuscirà a spuntarla. Nel suo saggio del 1895 “Psicologia delle folle”, il francese Gustave Le Bon (nessuna parentela accertata con il più noto Simon) sosteneva che governare con la Ragione è illusorio. Ci aveva provato la Rivoluzione francese, salvo presto deformare ogni principio illuminista in mito, ideologia e sacro tabù, così da esercitare nel loro nome la più sanguinosa e irrazionale delle campagne. Era un reazionario di quelli legnosi, Le Bon, pure maschilista e anche un po’ razzista, ma sul punto ancora oggi è difficile dargli torto. “Le folle – scriveva – sono impermeabili ai ragionamenti e comprendono soltanto le concatenazioni di idee grossolane. Perciò è alle emozioni e mai al raziocinio che fanno appello gli oratori che sanno come influenzarle. Le leggi della logica su di loro non funzionano. Se si vuol convincere le folle, per prima cosa si devono comprendere bene i sentimenti che le animano, fingere di condividerli, quindi tentare di modificarli evocando immagini molto suggestive per mezzo di associazioni mentali rudimentali”.

Proprio come fa il truce Musk quando parla di “mangiatori di cadaveri”. Contro questa sprezzante retorica, il povero Zelensky e con lui Mattarella e gli altri quattro o cinque che ancora guardano con speranza alla Ragione, non hanno alcuna possibilità di difendersi. E noi con loro.Pubblicità

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