SIAMO FLAGELLATI DALLA CAMPAGNA ELETTORALE DI GUITTI E GIULLARI

Va bene che uno vale uno, va bene anche che il vecchio adagio “offellee fa el to mestee” sia ritenuto un tantino superato, ma, per la miseria, adesso basta. Non è davvero possibile che la nostra gente sia passata da opinion makers sulla misura di Dante Alighieri o di Francesco Petrarca al primo che passa, e si ritrovi a farsi dettare l’agenda da attricette in disarmo o da bellimbusti tatuati. Le ultime della lista Ornella Muti e figlia (nella foto), che da pasionarie della rivoluzione proletaria dicono di “avere paura della Meloni” (la madre), e in particolare dai suoi “richiami alla religione cristiana” (la figlia).

In questa campagna elettorale, che è la più mencia e derelitta che mai si sia vista, vengono ascoltati come oracoli autentici campioni della nullità intellettuale: gli Italiani pendono dalle labbra di artistelli che paiono venuti su come brise, all’indomani di un fortunale. Gente di guitarra e di strapazzo, come avrebbe detto il Carlo Emilio Gadda, per il quale, figuriamoci, erano già dei picari i suoi contemporanei: immaginatevi cosa penserebbe di questa gente.

Basta, dicevo: già ci sono politici navigati che, sull’onda del panico che antecede la batosta, millantano pericoli per la democrazia o commissionano a testate e testoni compiacenti insidiosi dossier in cui si rivela che gli avversari, da piccoli, anziché giocare a “mondo”, da bravi mondialisti, si dilettavano con “un, due, tre, stella!” dalle pesanti implicazioni militaristico-golpiste. Oggi, si sentono in dovere di dire la propria anche residuati cinematografici, aspiranti starlette di nessuna fama, cantatori e cantatrici, più o meno intonati, più o meno assidui dei palcoscenici soliti. Conosciamo, conosciamo. E là, non appena felicitati di un microfono, di una telecamera, di uno con penna e taccuino, partono blaterando i loro poverissimi apoftegmi: proclamando scemenze e assurdità, come se leggessero ad alta voce il Guicciardini.

E basta, dunque. Che ognuno se ne stia al suo posto. Che il filosofo filosofeggi e la ballerina balletti: di ranocchie che vogliono gracidare in aula magna non se ne può più. E’ ora di ricordare a questa gentucca che, anche per esprimersi in pubblico su argomenti seri, ci vuole un po’ di serietà: e che, per ammaestrare il popolo, ci vogliono le brave cartebolle. Ci vogliono i generali per la strategia: mica possono pensarci i caporali di giornata.

Invece, in quest’ottica egalitaria da TSO, chiunque può dire la sua su qualunque cosa: si confonde l’isonomia con la laurea honoris causa in tuttologia. Come, pensa il ciuco tatuato, io non avrei gli stessi diritti di parlare della fissione nucleare di un fisico teorico? Ma scherziamo? Viva la democrazia! Bla, bla, bla.

Ecchè, si dice l’attrice in bacino di carenaggio, non posso forse illuminare il popolo sui valori eterni della Politeia platonica, come e meglio dell’ordinario di filosofia morale? Morte all’oscurantismo! Bla, bla, bla.

Insomma, qui siamo veramente alla frutta: altro che declino della civiltà occidentale. Qui un po’ di notorietà vale un PhD: quattro comparsate in tv fanno più curriculum di cento pubblicazioni accademiche. E ognuno, gonfi i bargigli, si sente di urlare il proprio burbanzoso chicchirichì in faccia all’universo.

Chiudiamola qui, che ci siamo capiti. Votate chi vi pare, per le ragioni che vi paiono migliori: ma, vi prego, fatelo in perfetta autonomia di pensiero. E, se proprio dovete ascoltare qualche parere, scegliete quello di un sapiente, non quello di un’oca vanitosa o di un cantante prezzolato. Ricordatevi da dove venite, prima di preoccuparvi di dove andate.

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