Nella vicenda dell’arresto di Matteo Messina Denaro si sta scrivendo di tutto, la gamma di reazioni svaria dagli estremi di un patriottismo puro e inneggiante alla bravura delle forze dell’ordine fino allo scetticismo rassegnato di chi sostiene che l’abbiamo preso perché lui si è voluto arrendere per farsi curare. In mezzo, una ridda di opinioni dalle molteplici sfaccettature. Tra le tante cose successe, mi hanno colpito in particolare le notizie sui “Cacciatori di Sicilia”, venuti alla ribalta a fatti compiuti.
Ammettendo la mia ignoranza in materia, mi sono documentato. E’ un’unità speciale dell’Arma dei Carabinieri, di stanza in Sicilia, creata nel 2017 per la ricerca dei grandi latitanti di Cosa Nostra. Cinquanta uomini ben addestrati compongono lo squadrone eliportato: una sorta di Navy Seals, specializzati nell’infiltrazione segreta nel territorio, appostamenti e attacchi rapidi di sorpresa. Il loro soprannome è “Baschi Rossi” e il motto è “Fidelis”. Ci siamo capiti, la punta di diamante delle nostre forze dell’ordine.
Eppure, penso che stavolta non ne siano usciti così eroicamente. Le loro prime apparizioni pubbliche sono state per affrontare le pericolosissime operazioni di perlustrazione dei presunti nascondigli del boss catturato. Inquadrature da serie televisiva che li riprendevano mentre aprivano porte, controllavano stanze abbandonate, sondavano con speciali congegni l’esistenza di eventuali nascondigli o bunker, setacciavano con minuzia mobilia sospetta. Una cosa da geometri, o da tecnici del gas. Mi si è stretto il cuore, perché il mio rispetto per queste squadre speciali è molto alto. Vederli indaffarati lì come comuni ispettori immobiliari non è stato un bello spettacolo. Per fare quello che hanno fatto, a posteriori e senza grossi pericoli, sarebbero bastati muratori bergamaschi armati di piccone e mazzetta. Molto probabilmente avrebbero fatto anche più in fretta, per loro sì che solette, controsoffitti, muri perimetrali non hanno davvero segreti.
Invece, abbiamo preferito schierare i nostri migliori uomini per dare enfasi televisiva a un evento che di per sé è una grande vittoria, ma che sembra non essere il frutto diretto del loro utilizzo. Come se dovessimo esibire in fretta i nostri muscoli, altrimenti la gente avrebbe messo in dubbio la questione. Si è raggiunto lo scopo opposto, a mio parere. I Baschi Rossi meritano ben altri riconoscimenti, probabilmente a riflettori spenti, e mi auguro che sia proprio così. Che siano stati determinanti per la cattura, che le loro abilità siano state usate in modo opportuno, non certo per scardinare eroicamente una serratura di una porta, ripresi da cameramen schierati. Sbagliata la comunicazione, sbagliati i tempi. Un piccolo ma grande tassello – questo dei Cacciatori di Sicilia – di una storia che già di per sè solleva ogni giorno domande sospese a mezz’aria. Servirebbero Cacciatori di vera verità.