SI CHIAMA AGROECOLOGIA, CI SALVERA’ DALLA FAME

L’agricoltura sostenibile rappresenta la soluzione per produrre alimenti evitando che le risorse del nostro pianeta vengano irrimediabilmente compromesse.

Questa tipologia di agricoltura consente di mantenere i servizi ecosistemici da cui dipende, come ad esempio la dotazione di sostanza organica nel terreno, la disponibilità delle risorse idriche, la conservazione della biodiversità, eccetera.

L’insieme di tutte queste buone pratiche viene inglobato nel termine, ancora sconosciuto ai più, di agroecologia.

La definizione di agroecologia da parte dell’associazione italiana che se ne occupa (AIDA), recita: “Scienza che studia il funzionamento degli agroecosistemi, un insieme di pratiche per coltivare e produrre in modo più sostenibile, movimento per la trasformazione dei sistemi alimentari. Si basa su un approccio sistemico, olistico, interdisciplinare e transdisciplinare”

L’agroecologia, infatti, include nell’attività agricola la gestione di una moltitudine di pratiche, oltre alla coltivazione e all’allevamento, che si basano sulla disponibilità di input locali e sul riciclo dei nutrienti.

Elementi fondamentali sono inoltre la diversificazione produttiva, la conoscenza del paesaggio e la gestione accorta della biodiversità e della fertilità del suolo, che consentono all’azienda, così governata, di divenire un sistema complesso in grado di autosostenersi nel corso del tempo.

Evidenze sempre più frequenti e palesi, presenti anche nella letteratura scientifica, indicano che la soluzione alla fame nel mondo risiede nell’agroecologia, la cui applicazione fornisce un aumento della produttività e un significativo miglioramento della biodiversità nel territorio.

Gli agricoltori di ogni parte del mondo che hanno adottato questa pratica hanno raggiunto un soddisfacente livello di sicurezza alimentare, una migliore qualità della vita e una posizione economica più dignitosa.

Attualmente sono circa più di otto milioni i gruppi di agricoltori nel nostro pianeta che stanno sperimentando l’agroecologia.

Il professor Raj Patel dell’Università del Texas, ad Austin, membro dell’International Panel of Experts on Sustainable Food System, intervistato dalla Rivista “Scientific American”, ha dichiarato che: “Quando i responsabili politici parteciperanno al vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite, nell’autunno 2021, le soluzioni sul tavolo per la fame nel mondo escluderanno l’agroecologia”. Questo perché i sostenitori dell’agroecologia, come l’Alleanza per la sovranità alimentare in Africa, che rappresenta 200 milioni di produttori e consumatori di cibo, “hanno troppe poche risorse per incidere su un processo che zittisce sempre più le loro voci”.

Di contro, tra gli sponsor del summit ci sarà la Gates Foundation che, prosegue Patel, supporta “un insieme di tecnologie modellate sulla Green Revolution, nonostante una grande quantità di prove del fallimento dell’Alleanza di Gates per una rivoluzione verde in Africa”.

Ma anche in Italia abbiamo un bell’esempio di insipienza declinata nella gestione della cosa pubblica.

Nella tanto vituperata Sicilia, nello scorso luglio, su iniziativa di due donne intraprendenti e lungimiranti, le onorevoli Palmeri e Foti, era stata approvata dal Parlamento regionale una legge che assicurava una maggiore protezione per la salute e l’ambiente, danneggiati dei fitofarmaci più inquinanti, e incentivi alla progressiva conversione verso un modello rurale “agroecologico” in tutto il territorio siciliano.

La legge prevedeva, fra l’altro, sanzioni per chi viola il divieto all’utilizzo dei pesticidi banditi e la possibilità di accedere a finanziamenti pubblici, regionali, nazionali ed europei per le aziende considerate agroecologiche.

Ma, incredibilmente, nei giorni scorsi, la legge in oggetto è stata bloccata in alcune parti dal Governo nazionale

Ma la cosa che ci ha fatto veramente trasecolare è che questa iniziativa è opera del Ministero della Salute, che ha agito senza coinvolgere i due Ministeri competenti per materia: quello delle politiche agricole ed alimentari e quello della transizione ecologica.

Una vicenda assurda ed inspiegabile (?), per metodo e merito.

Come dichiarato dalle due deputate, il Governo nazionale ha applicato un concetto di “salute”, superato persino dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che già da tempo afferma che la salute va intesa anche come attuale migliore condizione di vita delle persone e migliore qualità complessiva dell’ambiente in cui vivono.

Volendo tralasciare anche tutti gli altri condivisibili punti della legge impugnata, ci si chiede cosa spinga un Ministero della Sanità a bloccare una legge che trasuda buonsenso in ogni riga.

Dovremmo, a questo punto, a malincuore, accodarci a chi pensa che si stia instaurando una “Dittatura Sanitaria”?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *