SFORZARCI DI CREDERE CHE INVESTIRE IL RAPINATORE RESTA BARBARIE

Riassumendo. L’imprenditrice balneare Cinzia dal Pino viene rapinata a Viareggio, le viene sottratta la borsa, dopo essere stata minacciata. Poco dopo sale in macchina, scova il borseggiatore e lo investe, una, due, tre volte.

Cinzia Dal Pino preme l’acceleratore. Una, due, tre volte, come un grilletto, e poi leva il disturbo, le ruote fumanti e soddisfatte. Said Malkoun, senza dimora, presunte origini algerine, più volte espulso dall’Italia e nessun Paese che ne abbia mai accettato il rimpatrio, muore travolto e schiacciato dal SUV della signora.

Said Malkoun muore, lei non si cura delle sue condizioni, recupera la borsa e se ne va.

Nessuno può scommettere sulla propria estraneità nei confronti della vendetta, perché la vendetta appartiene all’uomo, e solo all’uomo nel regno animale, e nessuno può scommettere sulla propria estraneità nei confronti dell’istinto omicida, che allo stesso modo ci appartiene in via esclusiva in questioni che non riguardano direttamente la lotta per la sopravvivenza.

Per essere la specie più evoluta, va detto che l’età della barbarie non ha mai abbandonato l’umanità. Nel tempo l’umanità ha raggiunto gradi di civiltà straordinari, nel rispetto dei diritti, nella teoria e nella pratica del diritto, ma la barbarie e in conseguenza il senso della vendetta e l’istinto omicida non l’hanno mai abbandonata.

Esiste un’età della ragione, possiamo vantare un’età dei lumi, ma poco cambia, il far-west è sempre dietro l’angolo, la vendetta privata ci ronza nella testa.

Eppure, non si tratta solo di istinto connaturato. C’è, è innegabile, che scovare qualcuno che mette le mani tra le nostre cose, essere vittime di prepotenze risveglia sempre e comunque un istinto difensivo e violento, ma ognuno di noi ha una storia fatta di educazione, di valori, di razionalità che con quell’istinto deve venire a patti.

Vivere in una società che nega lo stato di barbarie primitivo, dal quale tutti proveniamo, è motivo di vanto ed è motivo che riesce a dare un senso alla nostra civiltà. Più di qualsiasi microchip, di qualsiasi smartphone, di qualsiasi intelligenza artificiale, che pure di questi ingredienti sarebbe bello venissero nutriti.

C’è un parte della nostra società, c’è un pensiero anche politico che invece da sempre alimenta questa dialettica con nutrimenti sbagliati, che riportano le nostre reazioni in modo immediato allo stato di barbarie. Un pensiero che alimentato fin dalla tenera età impedisce poi, al momento cruciale, al momento nel quale veniamo messi alla prova, di far sì che prevalga la ragione, la civiltà.

Vorrei non giudicare mai, perché bisogna poi esserci nell’occhio del ciclone, ma invece credo sia giusto a volte farlo, perché è nella lucidità, nell’estraneità ai fatti che vanno espresse le idee virtuose e che ci rendono migliori. E che forse aiutano, nel momento in cui veniamo messi alla prova, a essere uomini e donne migliori.

A voler essere un poco spirituali poi, e quindi ancor più terrreni, ci sarebbero i pensieri di quel prete di Viareggio che non si capacita di come possano convivere condizioni talmente estreme, di benessere e di disagio, come se fosse tutto così naturale e inevitabile, come fosse l’intoccabile ordine naturale delle cose.

Ma questa forse è un’altra storia, sia pure non meno barbara.

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