di CRISTIANO GATTI – Poi dice che in Italia scarseggiano i medici. Io da qualche giorno non faccio che incontrare laureati in medicina. Mi sbucano da tutte le parti, fisicamente, via telefono, via Internet. Tutti lì a farmi sentire anche un po’ in imbarazzo, con le mie piccole precauzioni contro il Coronavirus, persino con le mie moderate paure per la famiglia a carico: dall’alto del loro magistero, questi fruttivendoli, impiegati, commesse – che non sapevo laureati in medicina, specialità virologia – mi ridono in faccia e mi dicono basta con questa psicosi, stiamo facendo tutto questo fracasso per un virus che fa meno male di una normale influenza, ma guardati in giro, non vedi che muoiono solo novantenni con gravi patologie a carico?
A me viene spontaneamente da rispondere che un virus così innocuo è riuscito comunque a bloccare l’intero continente asiatico e a paralizzare l’economia del mondo intero. Mi viene anche da aggiungere che prendere qualche precauzione preventiva, per quanto fastidiosa e seccante, sia comunque meglio di un cataclisma successivo. Arrivo persino a dire che comunque in questa fase di emergenza i nostri politici, affidandosi agli uomini di scienza, sono riusciti a muoversi con innegabile buonsenso, peccando per eccesso, forse, questo sì, ma dal mio punto di vista questo è un merito (a me deprime molto di più quando peccano per eccesso di sciatteria e incompetenza).
Alla fine, ciascuno resta sulle sue posizioni. Viva la libertà, anche davanti alle emergenze collettive. A me però resta solo una curiosità: davvero siamo convinti allegramente che tutto questo giochino chiuderà domenica sera, allo scadere della settimana dei blocchi? Sette giorni di chiusura generale e poi liberi tutti, come se niente fosse? I virologi fai-da-te mi daranno ancora dell’ingenuo e dell’ansioso, ma io continuo a pensare che questa settimana sarà molto, molto più lunga.