Che notte quella notte, se ci pensano si sentono le ossa rotte. Escludo che il rumeno Adrian Alexandrescu, il montenegrino Valesin Miskovic e l’australiano Nicholas Hodgers, conoscano la canzone di Fred Buscaglione, però tutti e tre arbitri della partita di pallanuoto tra Italia e Ungheria, alle ultime Olimpiadi, hanno vissuto tempi supplementari non previsti.
Secondo l’Aquatics Integrity Unit della World Aquatics furono presi a insulti, offese e mazzate dai valorosi atleti del Settebello azzurro, infuriato per quello che era accaduto in acqua. Così è partita la squalifica di mesi 6, più ammenda di 50.000 dollari da versare entro il 15 gennaio 2025 (altri 50.000 dollari in caso di nuove infrazioni commesse entro il 17 ottobre 2026).
Per la cronaca il tribunale della federazione internazionale aveva ammesso la mancanza di violenza e intenzionalità di Francesco Condemi, che dunque era regolare, il 3-3 segnato dall’azzurro contro l’Ungheria era valido; l’attaccante non sarebbe dovuto essere espulso, l’Italia non avrebbe dovuto giocare 4 minuti in meno, i magiari non avrebbero dovuto beneficiare del rigore del 4-2. Segnalo che i nostri avevano protestato a bordo vasca voltando le spalle agli inni. Non era bastato, avevano voglia di esibire ancora un paio di colpi, essendo stavolta in superiorità numerica rispetto alla partita.
Ora sarebbe opportuno il Var che illustri l’aggressione portata dall’allenatore Campagna e da alcuni dei suoi giocatori, la scena si sarebbe svolta nel parcheggio della piscina, forse una beduina (tiro di spalle) o una palombella.
Si scherza, ma l’episodio provoca il commento significativo di Emilio Fede. Per sei mesi i pallanotisti resteranno in ammollo, nessuna notizia dei tre arbitri che sicuramente non hanno trascorso le vacanze sulle spiagge nostrane. Metti che tra una nuotata e l’altra spuntasse una calottina azzurra. Riassunto: ci siamo fatti riconoscere anche in un parcheggio.