SERVIVA UNA SERIE TV AMERICANA PER SCOPRIRE L’ITALIA

Dopo l’abbuffata durante il lockdown e qualche appendice successiva, non ho più molto tempo per le serie tv, se non perché qualche amico le caldeggia vivamente. Di Diego Abatantuono mi fido ciecamente, abbiamo gusti simili su molte cose, quindi dopo avermi suggerito “After life” del genio Ricky Gervais (contenuti profondi nel cammino di un vedovo verso l’uscita dal tunnel della depressione), ho visto anche “Ripley”, come mi aveva caldeggiato di fare. Sono 8 episodi ciascuno di circa tre quarti d’ora, l’ultimo un po’ più lungo – un’oretta abbondante – per il gran finale.

Partenza lenta, a tratti persino faticosa, senza grandi sussulti fino a quando prende quota ed entra nel vivo, con una suspense incalzante e un vortice di colpi di scena. Tratto dal romanzo di Patricia Highsmith, girato tutto in bianco e nero per rendere bene l’idea del noir di una volta, inizia in America e prosegue in Italia dove resta ambientato fino alla fine, partendo dalla suggestiva Atrani (sulla costiera amalfitana, nemmeno 800 abitanti oggi) per spaziare a Napoli, Roma, Venezia.

Andrew Scott interpreta Tom Ripley, un truffatore esperto, abile e infine geniale. E’ amico d’infanzia di Dickie (Johnny Flinn), figlio di una ricca famiglia statunitense che ha abbandonato per darsi alla bella vita nel nostro Paese, dove si fidanza con la scrittrice di guide turistiche Marge Sherwoord portata in scena dalla deliziosa Dakota Fanning. Tom viene assunto dal padre di Dickie – ignaro delle sue attività banditesche – per andare in Italia e convincerlo a tornare. Si svilupperà un’incredibile storia di crimini e intrighi, depistaggi e un intreccio di uomini e vicende di straordinaria, originale intensità.

Al di là della trama, l’aspetto più sorprendente nel lavoro scritto e diretto da Steven Zaillian è l’affresco italiano che regala allo spettatore: dai paesaggi alle musiche, dai giornali ai personaggi, dai trucchi ai vestiti fino alle piazze, ai bar e alle strade, agli interni di alberghi, case e palazzi, sembra davvero realizzato da uno dei migliori registi di casa nostra.

Ambientata agli inizi del 1961, la serie è accompagnata da un’atmosfera capace di farci vivere l’epoca e i luoghi come li abbiamo conosciuti nel cinema che ci appartiene.

Superando il lungo rullaggio, consiglio di proseguire il volo del camaleontico Ripley, freddo, spietato, lucido voltagabbana.

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