Sono tutto e anche niente, sono però qualcosa: sono tutto e il contrario di tutto. E allora mettiamoci all’opera, con la nuova definizione di genere, per dare un nome a identità e orientamenti sessuali. Lo scenario è sempre più vasto e articolato: siamo al centro di una realtà transitoria e volatile.
Anche la parola è in continuo movimento, si evolve e si aggiorna. Sì, siamo fluidi e gassosi, impalpabili e non catalogabili. Basta col dare retta alla solita solfa degli aspetti biologici, psicologici, sociali e culturali. E’ banale. E’ superato. Basta sesso assegnato alla nascita. Maschio o femmina? Tutte due, forse. Un po’ questo è un po’ quello. Siamo in una realtà aumentata, multidimensionale.
Quindi avanti con il gender, gli intersex, i queer, e i cisgender o cisgenere, e poi i transgenger e il non binarismo, persone “non binarie”, la cui identificazione o espressione di genere travalica il tradizionale dualismo uomo-donna. Poi ci sono anche gli agender, coloro che non si ritrovano in nessuno di queste categorie. Ed ecco che compare poi quel simbolino poco conosciuto che non ho a disposizione nemmeno nella tastiera del computer, lo “schwa”, quella “e” rovesciata utilizzata al posto delle desinenze tradizionali. È un fonema con suono vocalico neutro.
È di oggi la notizia di un altro segno che va nella direzione della “scrittura inclusiva”: ecco l’asterisco (*) per definire il genere fluido. Da noi c’è già pronta una scuola a porre non l’accento, ma un *: al posto di studente o studentessa, ecco pronto un bel “un* student*”.
E a questo punto, fluido si fa anche il mio pensiero. Sono d’accordo per un momento con tutti, ma immediatamente dopo non la penso più così. Pensiero fluido, liquido, gassoso. Incontro Tizio e mi piace pensarla come lui; incontro Caio e non esito a dargli ragione; incontro Sempronio e sento di pensarla allo stesso modo. Pensiero fluido, liquido e gassoso. Anche di me stesso non ho più un’opinione, non so più cosa pensare. Schwa, asterisco*, punto di domanda.
L’ironia che traspare dall’articolo di Stagi (mio caro amico), non è sufficiente a coprire la reale difficoltà che stiamo incontrando con lo schwa o con l’*.
Caro Pier Augusto, ma fra un po’ non pensi che saremo noi quelli diversi e da additare fra la gente? Io comincio a pensarlo, ma poi mi dico: sarà l’età? 😄😄🤪
Caro Dott. PIER Augusto Stagi,
le parlo francamente.
Di liquido apprezzo , soprattutto se in amabile compagnia, un calice di buon vino.
Di gassoso ho un buon ricordo , in gioventù, di un altro fluido , che ha a che fare con la parola, e solo quella, COCA .
Adesso, ne faccio ben a meno.
Da convinto materialista , non concepisco l’impalpabilità.
Sempre più spesso, di drammaticamente impalpabile mi risulta il cervello di chi, per funzioni e pure per doveri ed oneri istituzionali, dovrebbe almeno tentare di farne uso.
Può bastare, credo.
Con piena libertà, a chi pensa che sia cosa giusta e buona, di adeguarsi alle novità di cui Lei si è preso la briga di rendermi edotto.
Mi perdonerà, ma , almeno con uno come me , ha perso tempo.
Cordialmente.
Fiorenzo Alessi