SE “ULTIMA GENERAZIONE” SI SCANSA MAGARI SI PUO’ SALVARE IL PIANETA

Il blocco del raccordo anulare di Roma qualche giorno fa, da parte di manifestanti ambientalisti, mi ha ricordato quanto siano irritanti e insopportabili queste forme d protesta. E aggressive, sì, perché irrispettose e arroganti nei confronti dell’altro.

L’altro che ha l’imperdonabile colpa di non essere lì con te a protestare, a manifestare, l’altro che magari la pensa esattamente come te manifestante, quanto a idee e principi da sostenere.

Le scene che abbiamo visto sono quanto di più infantile e capriccioso si possa immaginare, gente che invitata a levarsi di torno, garbatamente, schizza via e va a infilarsi tra due auto ferme, tra paraurti e paraurti. Qualcuno viene spostato a braccia da un poliziotto a lato della carreggiata e subito dopo, mentre il poliziotto medesimo prova a spostare qualcun altro, si rimette al centro della strada.

Il gruppo che ha messo in piedi questa baracconata si chiama Ultima Generazione e io sono sicuro che le loro idee e le loro intenzioni siano nobili e indiscutibili. Sono anche sicuro che molte delle persone bloccate la pensino come loro sulle faccende del clima e del futuro del pianeta, ma loro danno per scontato che gli altri, quelli che corrono per incombenze, lavoro, urgenze o che altro sia, non facciano nulla, loro sono convinti che se non ti unisci a loro sei un menefreghista che se ne frega del pianeta e del destino delle nuove generazioni.

Ricordo ai signorini di Ultima Generazione che non serve necessariamente il loro vessillo per impegnarsi in tal senso e certamente non serve calpestare i diritti altrui, senza i quali questo pianeta tanto vale vada in malora, peraltro.

Confesso di essere allergico a qualsiasi manifestazione di piazza, giusto per dichiararmi, ma sono ancora più allergico all’arroganza e all’idea che qualcuno possa rivendicare un diritto calpestando quelli degli altri, presumendo che il disagio arrecato, grande o piccolo che sia, debba passare in second’ordine.

Così bravi a diramare dichiarazioni d’intenti, al punto di chiedere preventivamente clemenza e comprensione per le iniziative in corso, «ci scusiamo anticipatamente per i disagi che arrecheremo nel mese di giugno ai romani. Speriamo che, una volta capito che non ci sono lavoro, né famiglia su un pianeta morto, decideranno di unirsi a noi per chiedere al Governo un intervento per garantire la sopravvivenza dei propri figli», possibile che così giovani, intraprendenti e creativi non riusciate a escogitare qualche trovata che possa lasciarci a bocca aperta, ma che nel contempo a nessuno sia d’intralcio?

Oppure avete già emesso la sentenza? Siamo tutti egoisti noncuranti. Per voi lo è chi non si ferma ad ascoltarvi o non si affianca a voi, ignari del fatto che l’impegno di ognuno non necessita a tutti costi di spettacoli e bandiere e certo non necessariamente le vostre.

Spiace sottolinearlo, proprio per la natura della protesta, ma come già accaduto infinite volte in passato, queste imprese sortiscono per lo più l’effetto collaterale più indesiderato, l’antipatia e l’allontanamento. Non dalla causa, ma dai prepotenti dimostranti.

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