SE SAPESSIMO ONORARE LA FINE

di JOHNNY RONCALLI – La notizia non è banale, ma è dura trovare spazio sulle prime pagine di questi tempi se non sei raccomandato dal virus.

In Olanda, già dal 2002, l’eutanasia è legalizzata, a patto che ci sia un consenso scritto del paziente prima che le condizioni si aggravino e che si verifichino alcuni presupposti tra i quali assenso dei familiari e “sofferenza insopportabile e senza speranza”, comprovata da più medici.

Questo vale anche per i malati di Alzheimer. Quattro anni fa un medico subì una causa – non dalla famiglia – poiché si riteneva che vi fossero segnali contrastanti da parte del paziente rispetto alla decisione di procedere o meno con l’atto estremo, e che il medico non avesse verificato in modo sufficientemente scrupoloso. Esisteva in effetti una clausola che induceva a non eseguire l’eutanasia, Alzheimer o non Alzheimer, qualora le dichiarazioni del paziente avessero dato motivo per non proseguire.

Terreno molto scivoloso e delicato indubbiamente.

La notizia vera e propria consiste nell’assoluzione del medico, con la delibera che d’ora in avanti, in casi di demenza o Alzheimer, non ci saranno più clausole, ma basterà l’esistenza di una dichiarazione scritta dal paziente quando ritenuto ancora lucido, in merito alla volontà di uscire di scena nel momento in cui la sofferenza non fosse più sopportabile.

Durante la procedura dell’eutanasia, sembra che la donna malata di Alzheimer abbia mostrato una qualche forma di resistenza e, oltre a essere il motivo della causa legale, è anche il motivo che mi ha indotto a riferirne. Questo e anche lo scrupolo e il pensiero che mi portano a credere che la fase finale delle nostre esistenze debba essere al centro della nostra civiltà. Tutti abbiamo visto in questi ultimi mesi cosa comporti un finale spezzato, la parola FINE senza aver potuto recitare il copione fino in fondo.

Io sono convinto che l’arbitrio rispetto al farla finita o meno, quando non ce la si fa più, sia legittimo. Punto. Tuttavia, quel dubbio in extremis, quel possibile segnale di resistenza da parte della donna, mi lascia inquieto e mi convince ancor di più che il riguardo, la cura e in definitiva, lo dico, l’amore che dobbiamo alle persone anziane sia un atto di civiltà. E in particolare, il riguardo per la parte finale della vita, con rispetto e dignità, dignità nostra per dare dignità a chi ci sta lasciando.

La ruota che gira induce a scordare in fretta e a rituffarci in quel che c’è. Giusto. Non proprio giusto in realtà, sebbene questo accada da sempre, e allora, a maggior ragione, il declino e l’estremo saluto dovrebbero poter contare su una cornice d’eccezione.

Il linguaggio stesso, nei racconti dei finali, è spesso poco decoroso. Ma opere o parole che siano, sta a noi.

Vado a chiudere, con due esempi contrapposti, che traducono dignità e indecenza, a proposito di vecchiaia e morte.

La mamma di Aurelia, una carissima amica, è in una casa di riposo, con quel che comporta essere in un casa di riposo oggi. Ogni notizia, foto, filmato che riesce a entrare o uscire, viene accolto come una grazia divina. Questo è un pensiero inchiodato sulla mia bacheca in questi giorni.

L’altra faccia della medaglia: emerge la notizia dell’indagine sulle false cremazioni a Roma. È l’altra faccia della medaglia già di per sé, ma provo ad aprire la pagina dedicata sul sito romatoday.it e scopro che l’articolo è incorniciato, in alto, a sinistra e a destra, da un annuncio pubblicitario: FUNERALE COMPLETO. A € 1.250 TUTTO INCLUSO. Ecco, appunto. Sarò io poco al passo coi tempi.

Mi fermo. Su morte e vecchiaia ci sarebbe da scrivere per chilometri, ma in fondo tutto ciò che conta è già stato scritto da greci e latini duemila anni fa. Non serve nemmeno recarsi in libreria, basta un clic.

Un solo pensiero rivolto a chi, come me, anziano ancora non è: lo diventeremo.

Un pensiero su “SE SAPESSIMO ONORARE LA FINE

  1. FIORENZO ALESSI dice:

    Egr. Dott. JOHNNY RONCALLI,
    se devo essere sincero , mi accingo a scrivere questa riflessione armeggiando con un ferro di cavallo. Non si sa mai, visto che tra alzheimer ed eutanasia, funerali in offerta speciale, cremazioni e vecchiaia , alla fin fine è scontato “chiudere” con la morte.
    Tutte questioncelle delle quali ci si era intenzionalmente dimenticata l’esistenza , credendo di esorcizzarne la presenza tra di noi . Arrivando alla patetica abitudine di non …dare a Cesare ciò che è di Cesare , quasi che fosse già in vendita financo al supermercato l’elisir dell’immortalità.
    Così come sperimentati ed efficaci vaccini contro tutte le altre…evenienze che Lei ha realisticamente enunciato.
    Dice bene, evocando greci e latini e la loro saggezza IMPERITURA (questo attributo calza a pennello !).
    Rasentiamo il triplo salto MORTALE (anche questo non è male) nell’evocare i cosiddetti CLASSICI , ed i loro principi filosofici sull’umana esistenza e l’altrettanto umana definitiva dipartita , per discettare di VECCHIAIA e di MORTE.
    Insomma , potremmo trovare risposte in soggetti di età millenaria, dunque certamente e ben VECCHI, ed altrettanto sicuramente MORTI. Se non è questo un sommo elogio all’ ESPERIENZA di chi ha i capelli bianchi , volto e mani rugose ed acciacchi o malanni vari , non so cos’altro possa essere.
    D’altronde, e non è certo farina del mio sacco, un altro che la sapeva lunga ebbe a dire…..
    “ VECCHIAIA, aureola di SAGGEZZA”.
    Teniamoci cari i nostri VECCHI , rispettandoli e sostenendoli in vita, ed onorandoli nella morte.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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