SE PUTIN RIESCE A SMUOVERE PERSINO GLI SVIZZERI

Mai scherzare con gli Svizzeri: ci hanno provato gli Asburgo un sette secoli fa, e hanno preso una stangata memorabile. Certo, oggi non sono certo i tempi di Morgarten o di Guglielmo Tell, tuttavia, gli abitanti della Confederazione, nonostante l’aspetto pacioso e cioccolatiero, sanno farsi rispettare. Magari, non avranno ministri degli esteri che facciano proclami interventisti e si offrano di imbracciare il fucile, facendosi ridere dietro da tutti, però, un mitra lo sanno usare e, nel caso, sono pronti a scendere in campo, sia pure per difendere la propria neutralità inveterata.

In questo pasticciaccio dell’invasione russa, tra embarghi fai da te e floridi commerci di blow-pipes, bisogna dire che, inaspettatamente, i nostri dirimpettai elvetici hanno sollevato la testa e hanno compiuto un passo che, per loro, è veramente significativo: hanno raccolto un sacco di firme per cacciare dal loro territorio una delle donne più potenti di Russia. Si tratta di Alina Kabaeva, graziosa signora che viene indicata come la probabilissima amante di Putin, da cui avrebbe anche avuto dei figli, chi dice due, chi dice quattro.

La dama in questione, plurimedagliata olimpica nella ginnastica, al di là degli stucchevoli gossip circa la sua relazione con Vladimir Vladimirevich, è qualcosa più di un’oligarca: è una sorta di Madame de Pompadour del ventunesimo secolo. Perciò, il gesto di chiederne l’ostracismo, quasi fosse una persona sgradita qualunque, ci mostra una Svizzera che ha decisamente abbandonato la propria leggendaria neutralità, per scendere in campo. Certo, non si tratta di un atto formale del governo elvetico, ma solo di una strabocchevole raccolta di firme: tuttavia, i termini con cui viene definita la signora Kabaeva, che la paragonano a Eva Braun e che accostano, va da sé, Putin a Hitler, lasciano poco spazio all’immaginazione.

La Confederazione, verrebbe da dire, scende in campo. E, siccome loro non fanno mai nulla senza un tornaconto, mi viene da postulare che il mainstream economico-politico che conta abbia dato indicazioni precise: o con noi o contro di noi. Con voi, con voi! Sembrano essersi affrettati a rispondere gli Svizzeri.

Di qui nasce questa inusitata levata di scudi. Eppure, in situazioni ben più estreme e dolorose, nessuno, a Berna o a Zurigo, si è mai sentito in dovere di lanciare questo genere d’intemerate: l’oro del Reich, ad esempio, mica hanno chiesto da dove proveniva, negli anni bui dell’Endloesung.

A maggior ragione, oggi ci fa riflettere un atteggiamento così deciso, così poco svizzero: i tempi stanno cambiando, anche a nord del Bernina, oppure veramente soffiano venti di guerra poderosi e terribili?

Manteniamo i piedi per terra: per adesso, si tratta solo di un’operazione online, su Change.org, che potrebbe anche essere uno di quei moti velleitari cui la rete ci ha spesso abituato. Tuttavia, una riflessioncella ce la possiamo anche fare. E, nel caso, fare scorta di Toblerone: non si sa mai…

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