SE NON BASTANO 8 MILIONI PER AMARE UNA MAGLIA

Gianluigi Donnarumma

di LUCA SERAFINI – Ci ha provato e ci è riuscito con tutta la grazia che Iddio e i suoi genitori gli hanno donato: Paolo Maldini si è congedato dal portiere e capitano del Milan, Donnarumma, allargando le braccia e spiegando come oggigiorno bisogna capire che i professionisti scelgono. Se ne vanno.

Paolo non è caduto nella trappola della cavalcata in groppa all’entusiasmo di critici e tifosi, tutti concordi nell’applaudire la fermezza del dirigente ed ex bandiera milanista di fronte alla granitica avidità dei suoi interlocutori. Nel calcio le bandiere, le maglie, l’attaccamento, il senso di appartenenza sono ormai retaggi e li vivono soltanto i tifosi dell’ultima generazione 1900, perché i millennial sembrano più propensi a smanettare sui social, insultando o esaltando, che a frequentare stadi e casomai salotti con tv. Rigorosamente stando lontani dai campi di calcio e per lo più da attività che comportino fatica e sforzo fisico.

Donnarumma non è millennial per un pelo, essendo un febbraio ‘99, ma somiglia a molti dei suoi coetanei per miopia e indolenza. Già adulto nella scelta del più famelico procuratore al mondo, quel Mino Raiola per il quale i contratti sono semplici equazioni inanimate (banale, no? Eppure c’è gente che si indigna e si stupisce), l’ex portiere e capitano del Milan è rimasto invece estremamente e strategicamente ragazzino di fronte a scelte e decisioni: “Faccio quello che mi dice Raiola”, ha ripetuto a Maldini, come se avesse di fronte la maestra dell’asilo.

Gratitudine, passato, crescita, maturazione in una vita rossonera (250 partite a 22 anni con quella maglia sono un imbattibile record) restano impresse sullo scontrino, cifre nude e morte: una proposta di rinnovo a 8 milioni più bonus dal suo amato, amatissimo club non è bastata né a lui né al suo manovratore. Maldini si è alzato dal tavolo in silenzio e gli ha battuto una pacca sulle spalle: grazie, arrivederci, buona fortuna.

Le grandi, miliardarie proposte di altri club non sono mai esistite. È stato Raiola a offrire il ragazzo qua e là come un orologio di valore, come una partita di “Lacoste”, come merce di marca dal produttore al consumatore, senza paura di restare con il cerino in mano. Cosa che sarebbe probabilmente accaduta senza le noie fisiche di Ter Stegen, portiere del Barcellona, cui adesso Donnarumma interessa: e te credo, cartellino a costo zero – era in scadenza di contratto -, ingaggio da discutere. Sarà comunque un affarone come quelli del vecchio Conte Oliver, che li annunciava anonimo da una cabina del telefono in “Alan Ford”.

Adesso i social sono intasati di insulti da parte di una tifoseria entusiasta per la squadra, ma avvelenata infine per i teatrini di Donnarumma (questa era la terza volta in 4 anni che bisognava rinnovare). Riconquistata la Champions dopo 7 anni nel club tanto amato e che per primo lui stesso ha festeggiato in lacrime “Lacoste” a Bergamo, domenica 23 maggio, a 8 milioni l’anno più bonus sarebbe stato bello continuare insieme per altri – che so – 3 o 4 anni, e poi a 25/26 andarne a prendere 100 all’anno in un sultanato qualsiasi.

Già. Forse in una favola in cui il principe sveglia Biancaneve con un bacetto.
Nel mondo reale del calcio invece il club più amato è il Conto Corrente. Corrente perché vi scorrono fiumi di quattrini.

Orgoglio e dignità? Già Lucio Battisti cantava 40 anni fa che non hanno prezzo, quelli. La mela se la mangi la strega: Biancaneve se ne va senza neppure bisogno del principe.

10 pensieri su “SE NON BASTANO 8 MILIONI PER AMARE UNA MAGLIA

    • ILARIA CAVALLERI dice:

      Che tristezza le bandiere ammazzate. Devo imparare a non illudermi più. R’ già tanto avere gli stessi giocatori per un anno intero

  1. Maurizio Picarella dice:

    Sono un tifoso professionista, non di quelli ” fuori moda” di qualche anno fa, passionali, romantici, che cambiavano religione, auto, mogli ma, la squadra del ❤️🖤 mai. Che ridicoli; adesso io vado allo stadio pagato, una domenica tifo A, una volta B, una volta C, e così via. Guadagno abbastanza, nella mia squadra simil cafona c’è pure mio fratello, che di calcio non capisce nulla, ma, dato che siamo pagati bene, mi segue. Ci sono pure altri componenti familiari a formare la squadra e così, dato che adesso abbiamo di che guadagnare per noi e per le prossime 30 generazioni, abbiamo deciso di assumere un procuratore che curi i nostri interessi. Un piccolo dubbio ogni tanto ci sfiora….siamo immorali, legati al denaro, irriconoscenti? E se incontrassimo durante la nostra carriera(?) qualche Dirigente Sportivo che ci prendesse a calci in culo????

  2. Andrea dice:

    Quello che fa arrabbiare è la metodologia di raiola, cioè portare i suoi assistiti in scadenza , per ricattare le società e spolparle a suo piacimento, rovinando l’intera categoria di procuratori ,si perché ci sono tanti professionisti che lavorano da professionisti , io spero che i presidenti delle società di tutta Europa nn prendano in considerazione donnarumma e che lo lascino giocare nel giardino di casa Raiola !!!! Questo mi piacerebbe assai !!

  3. Vincenzo dice:

    Non è solo questo. Altri giocatori top accettano cifre anche minori. Semplicemente procuratori come Raiola sviluppano partnership con certe squadre (Juventus) a danno di altre (Milan). 8 son pochi per il Milan, per la Juve ne vanno bene anche 9. Raiola giocatori a zero al Milan non ne porta, li porta via a zero.

  4. Carmine dice:

    Giusta analisi signor Serafini ma ne sono certo che si pentirà di questa sua scelta a prescindere dai quattrini come dice lei
    Ma Maldini (Milan) is e stato veramente un grande dirigente non so se altri al suo posto avrebbero fatto lo stesso
    In ogni caso semrpe e solo FORZA MILAN

  5. Vito Luongo dice:

    Ineccepibile, come sempre.. Oggi ho gia’ scritto che certe scelte, di cui in futuro ci si puo’ pentire, potranno apportare insegnamenti dal lato umano..Come successe per Sheva.. Intanto abbiamo un nuovo ottimo portiere, con la testa sgombra e tante ambizioni..E cio’ che resta di Raiola pian piano andra’ via.. Il re e’ nudo, e I giovani scalpitano, per fortuna.. 😉🍀💪❤🖤

  6. luigi mandelli dice:

    ” Gianni Rivera…nel 1975, ‘comprò’ la società alla guida di una cordata di imprenditori che scalzò il rivale. Ormai la sua carriera, votata esclusivamente alla causa milanista, era al declino. Prima di ritirarsi si prese ancora la soddisfazione di giocare nel Milan guidato dal suo grande maestro Nereo Rocco …” (Enc. Treccani online)
    Per le persone della mia generazione bastano queste parole.
    Bene ha fatto la società a lasciare andare il ragazzino senza clamori o polemiche.
    Il Milan ha dato un segnale forte, ora il fiammifero è nelle mani, non del signor Raiola, ma delle società europee o nostrane che accetteranno di trattare con lui.

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