SE NE VA MAURIZIO COSTANZO, IL TALK SHOW LO SEGUE

E il resto, non è più vita. Maurizio Costanzo ha concluso la sua esistenza, infine sofferta, sofferente ed è come se, di colpo, con lui si sia spento il televisore. Giornalista e scrittore, sceneggiatore e autore di teatro, di cinema e di canzoni, “Una giornata particolare” di Scola e “Se telefonando” di Mina, domatore di personaggi mille, alcuni divenuti poi mostri insopportabili, però davanti a lui docili e riverenti.

Costanzo ha creato la televisione delle parole, Gassmann lo definì “il più grande ascoltatore dei palcoscenici”, lui stesso aveva intuito il talk show come fenomeno di svolta, per poi alimentarlo e migliorarlo fino all’esaurimento e alla rassegnazione di fronte alla tracimazione di cento show nei quali l’informazione si è smarrita per lasciare il posto allo spettacolo, plateale e pure volgare.

Romano e romanista, matrimoni quattro, figli tre, cronista a “Paese Sera”, l’inizio di un viaggio lunghissimo tra carta stampata e radiofonia, bontà loro, meglio bontà sua, professionalità eccelsa, astuzia palabratica, voce e pensiero acuti, battaglie sociali, il tritolo della mafia voleva cancellarlo, la P2 volle ingaggiarlo, colto senza il bisogno di esibire tale cultura, ha allestito un teatro, il Parioli, trasformandolo in palcoscenico televisivo a proprio nome e cognome, il “Maurizio Costanzo Show” è stato il nostro David Lettermann, passerella, pure vera come nei varietà antichi, tra un consiglio per gli acquisti e un passaggio al pianoforte di Franco Bracardi, sfilata di figure sconosciute e improvvisamente note, avviate ad una carriera illustre oppure già svanite dietro le quinte, la sfida uno contro tutti, la comunicazione intelligente, una bulimia professionale, avido di vita vissuta nel lavoro, non certo quello impiegatizio ma propositivo e creativo, in un sistema televisivo prima grigiastro, poi sulfureo e, oggi, malato di autofagia, “ho inventato il talk e vedo che mi è scappato di mano”.

Ha attraversato le cento forme della nostra repubblica, ha ospitato politici di ogni fazione e così attori e attrici, cantanti e comici, la folla che occupa le serate degli italiani su qualunque rete o emittente. Il format ha avuto mille sfaccettature come un caleidoscopio di persone e personaggi, il teatro teatrale, l’informazione molteplice e moltiplicata. Costanzo è stato il primario di una clinica nella quale sono nate migliaia di creature, alcune delle quali da lui medesimo concepite, penso a Sgarbi e Riondino e Nick Novecento e Fiorello e Bergonzoni.

Quaranta e più anni trascorsi con gli italiani, in verità vissuti dagli italiani con lui. Si preannuncia una valanga di talk show in memoria, in fila tutti gli attori di quel suo teatro di vita. Maurizio Costanzo, ancora una volta, ascolterà le voci degli altri.

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