Per noi italiani in fondo ha senso che Burt Bacharach se ne sia andato all’età di 94 anni nel mezzo della nostra manifestazione canora nazionale per eccellenza, a sottolineare quanto distanti siano le sue composizioni dalle mediocrità musicali del momento.
Un sipario calato tra i più tristi, per tutti, perché tutti conoscono Burt Bacharach, anche chi non sa chi sia e cosa abbia significato per la musica e per la cultura del novecento, con riverberi ininterrotti che durano tutt’ora e mai potranno spegnersi.
Un genio assoluto che con George Gershwin, Duke Ellington e i Beatles ha segnato l’evoluzione della musica popolare in modo creativo, colto, raffinato, eppure così popolare, così fischiettabile.
Ognuno di noi conosce brani di Burt Bacharach senza sapere che sono suoi, non c’è artista, musicista, compositore che non gli riconosca grandezza e rispetto assoluti, dal compositore di musica classica fino al più truce dei metallari.
E nemmeno possiamo dire che ora avremo la possibilità di riascoltare il suo repertorio ovunque, per commemorarlo, perché la musica di Burt Bacharach non ha mai smesso di risuonare proprio ovunque, senza barriere modaiole o anagrafiche.
Forse i titoli delle canzoni originali possono lasciare indifferenti, ma sono in realtà canzoni che ognuno di noi tiene in tasca da sempre e da sempre rimbalzano implacabili e disarmanti sulle membrane dei timpani del mondo intero.
Canzoni semplici che semplici non sono, con cambi di ritmo improvvisi, tonalità e sequenze di note e accordi inconsueti, ritmi non di rado in fuga dal classico 4/4, jazz a braccetto con la bossa nova che insegue una melodica ninna nanna e poi si ravviva a suon di rhythm&blues, soul e un quartetto d’archi sostenuto e irresistibile. Tutto quanto con la gentilezza, la classe e quegli inspiegabili, inesauribili colpi di genio che rendono eterni tre minuti di musica. Senza dimenticare i versi del paroliere Hal David, suo compagno di viaggio per lunghissimo tempo.
Americano, iniziò come autore per altri e dagli anni Cinquanta in avanti gli altri, tutti gli altri, hanno interpretato le sue canzoni o saccheggiato le sue splendide intuizioni. La sua vita, vissuta con la classe e il garbo infiniti che si respirano nella sua musica, è una enciclopedia di incontri, aneddoti, successi, tutta la musica popolare del secolo scorso prima o poi è transitata dalle sue parti, fosse anche solo per provare a trarre ispirazione o a capire come diavolo si potesse essere così originali, popolari e orecchiabili allo stesso tempo.
Ha scritto memorabili colonne sonore e il cinema ha sempre preso in prestito sue canzoni, ancora continua a farlo. La pubblicità lo stesso e così chiunque voglia aggiungere un tocco di classe a un evento, a una festa, a una cena, a qualsiasi cosa.
The look of love, Raindrops keep fallin’ on my head, This guy’s in love with you, Close to you, What the world needs now, I say a little prayer, Do you know the way to San José, What’s new pussycat, Alfie, Walk on by, Promises promises, A house is not a home, sono solo alcuni dei titoli più famosi. Ce ne sono infiniti altri e qualche pezzo avremmo imparato a conoscerlo in italiano come Gocce di pioggia su di me, Un ragazzo che ti ama, Stai lontana da me.
Difficile davvero spiegare la portata della sua musica, il modo migliore per provare a comprendere è andare a cercare una qualsiasi selezione di suoi brani, mettersi comodi e ascoltare.
Basteranno probabilmente poche note per riscoprire un amico che è sempre stato con noi e per esclamare, sottovoce, come sarebbe piaciuto a lui: Ah, io lo conoscevo bene!
Addio Burt, grazie.