SE MILLE MORTI IN AFGHANISTAN CI IMPORTANO ZERO

Mille morti. Un terremoto. Lontanissimo dai nostri pensieri. E dalle notizie dei tiggì. Scivola nelle ultime pagine dei giornali, Mentana non organizza la maratona, Vespa non provvede a mettere su il modellino dei luoghi dell’evento sismico.

Trattasi di una fetta di mondo tra l’Afghanistan e il Pakistan, cinquemila chilometri da casa nostra, troppo distante per occuparcene e preoccuparci. Volete mettere la maglietta militare di Zelensky? Volete trascurare Putin e la sua malattia o Macron che presume di essere Napoleone avendo di fianco Josephine o Maria Luisa?

Chissenefrega di quel migliaio di morti e dei feriti che sarebbero il doppio, fino a qualche anno fa l’Afghanistan era il dibattito puntuale di qualunque serata televisiva, sapevano tutto dei talebani, non dico poi dei sunniti, sembravano vicini di casa, poi i morti del Covid hanno distratto l’attenzione, i morti nostri, come si usa dire bestemmiando, assumono un valore pesante, i contagi hanno portato via esistenze e distrutto famiglie, intanto laggiù si continuava a combattere.

Improvvisamente è arrivata la notizia di ‘sto terremoto. Che facciamo? Dove la mettiamo? C’è Di Maio che ha abbandonato il movimento, lui come ministro degli esteri dovrebbe pur dire una cosa, oltre a quelle su Fico and Conte.

Niente, su “Corriere della Sera” on line devi far scorrere le news, il terremoto ha il posto numero 42, l’organo di Cairo, nel senso buono, concede priorità ad argomenti vari che vanno dal calcio mercato all’interrogativo Devo fare la quarta dose?, per passare al festival di Yulin in Cina con migliaia di cani macellati. Ecco: i quadrupedi hanno una valenza superiore sui bipedi afghani e pakistani. “La Repubblica” va oltre il settantesimo posto, prima c’è la grana di Allegri con l’assegno di famiglia, idem con quello di Chiambretti. Non è il caso di scherzare però: aridatece Telekabul.

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