SE L’ITALIA E’ APPESA A DURIGON

di ARIO GERVASUTTI – Prima, le attenuanti. Arnaldo Mussolini è morto d’infarto a 46 anni nel 1931, dopo aver speso la vita – docente di agraria e naturalista appassionato – tra bonifiche e rimboschimenti. Era il fratello di un Mussolini più noto e – diciamo così – vivace, ma uno dei molti valori che la democrazia ci ha regalato ci dovrebbe far dire che le colpe dei padri non ricadono sui figli e men che meno sui fratelli.

Il Mussolini junior fu tra i principali artefici della fondazione di Littoria, che dopo la guerra prese il nome di Latina: una città nata nel cuore delle paludi Pontine bonificate alla fine degli anni Venti da decine di migliaia di agricoltori che su quelle terre strappate alla malaria costruirono una vita degna di essere vissuta, e che in tempi non sospetti dedicarono ad Arnaldo una strada per ringraziarlo di averli guidati in un’impresa grandiosa per l’epoca (e non solo).

Ora, accade che un pronipote di quei mezzadri bonificatori si chiami Claudio Durigon e che incidentalmente sia anche sottosegretario all’Economia: ebbene, nella torrida estate del 2021, il sottosegretario Durigon ha pensato che non ci sia nulla di più urgente che lanciare una proposta fondamentale come quella di ripristinare l’originaria denominazione di quella strada di Latina trasformata in tempi più recenti in via Falcone e Borsellino. Inutile specificare: politica sottosopra, tensione alle stelle, equilibri di governo in bilico.

Non perderemo tempo, qui, a ricalcare le lamentele antifasciste sollevate da chi non ha niente da dire sull’esistenza di strade italiane intitolate a Stalin o a Tito: ognuno è nostalgico del dittatore che preferisce. Piuttosto, sono due i punti sui quali vale la pena soffermarsi.

Il primo: ma nell’agosto del 2021 un sottosegretario all’Economia del governo italiano davvero non ha altro da fare che occuparsi della toponomastica di Latina? Lasciamo stare Mussolini junior o Falcone e Borsellino: anche se si fosse trattato di intitolare una via a Madre Teresa di Calcutta, era davvero questo il compito al quale gli italiani attendevano il sottosegretario all’Economia? Accetto l’obiezione: “Un politico deve fare politica, oltre che amministrare”.

Ma questo ci porta al secondo punto sul quale riflettere: la scelta di Durigon è – appunto – “politica”, nel senso che ha voluto lanciare un preciso messaggio, ben consapevole che non stava sostenendo le ragioni di Madre Teresa e che sapeva benissimo che avrebbe scatenato un putiferio, ma lo ha fatto per una scelta tattica precisa ed evidente: fare l’occhiolino a un’area marginale, ma pur sempre esistente, di littoriali (nel senso di abitanti dell’odierna Latina) che – diciamo così – rimpiangono i bei tempi che furono.

Scelta legittima. Ma razionale? E’ la domanda che da alcuni mesi ci si pone osservando l’inseguimento di aree politicamente ed elettoralmente marginali da parte in particolare di Lega e Fratelli d’Italia, ma anche del Pd e dei 5 Stelle. Una volta sono i no vax, un’altra i no green pass, un’altra ancora i pro ius soli o i pro reddito di cittadinanza: una rincorsa al consenso delle minoranze più o meno rumorose da campagna elettorale perenne. Nel centrodestra, questo sembra dettato dalla necessità di raccattare qualche voto in più in quella gara testa-a-testa che i due alfieri hanno ingaggiato vista la deprimente assenza di avversari degni di tale nome. Rincorsa legittima, appunto: ma razionale?

Lungi da me l’idea di dare consigli a due politici – Salvini e Meloni – che hanno preso i loro partiti dalle parti del 3% e li hanno portati oltre il 20% dei consensi: ma davvero non hanno il dubbio che per solleticare la pancia al 2% di no vax o di ammiratori dell’Arnaldo rischiano di perdere una percentuale ben più alta di elettori che voterebbero qualcuno non perché bravissimo a vincere le elezioni, ma perché bravissimo a governare? E quale capacità di governare mette in mostra chi liscia il pelo ai no vax o ai littoriali di turno? Quanti voti guadagna, e quanti ne perde? Perfino Arnaldo Mussolini, che non era il fratello ma che in molti casi gli scriveva i discorsi, qualche dubbio se lo sarebbe posto.

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