SE LE API CI SPIEGANO L’AUTISMO

di JOHNNY RONCALLI – LP lavora con persone autistiche. Non ho ben capito il come quando perché, ma In periodo covid ha dovuto dedicarsi all’apicultura. Scrivo ha dovuto, ma non ho informazioni certe, è stata un po’ reticente, LP.

Questi mesi hanno tenuto in incubazione tutti, ma non hanno tenuto in incubazione iniziative e soprattutto idee, pensieri, voli della mente e tantomeno voli delle api, che niente e nessuno ha potuto legare e imbavagliare. Altro che l’impasse creativa che attanagliava Baricco…

LP ha curiosamente scovato deliziose e garbate affinità tra le preziose, insostituibili api e le persone con le quali abitualmente divide molto del suo tempo.

Dal suo diario quotidiano….

“L’ape conosce bene il suo mondo, conosce il resto gradualmente, utilizzando gli spiccati sensi. Il nuovo la spaventa. Se impaurita scappa o attacca.

Tra le prime regole fondamentali: l’ape deve essere libera di andare, fare, pensare, essere.

Se ami l’ape, lei lo sente; se ti punge, a volte è perché sa che con te se lo può permettere.

L’ape è curiosa, se trovi il suo fiore preferito si avvicinerà, non essere precipitevole.

L’apicultore capisce come stanno le sue api dal tipo di ronzio e dai movimenti: oh!, mica tutti parlano, dice.

Parentesi riflessiva. Nelle giornate campali potrebbe succedere all’apicoltore di avere una gran voglia di fumare: darsi ai cocktail in questo caso, trovare insomma un vizio meno molesto.

Abbigliamento per le visite all’alveare: tuta con maschera e guanti per proteggersi e muoversi liberamente.

L’apicultore ha da vedere il bicchiere sempre più che mezzo pieno: i dispositivi fanno sudare, ma è per far dimagrire! Fine della pausa riflessiva

L’ape fa il miele. Tu cosa fai?

L’apicultura è un’attività che si svolge nel pieno rispetto. Quando il miele è pronto, l’apicultore fa.

L’apicultore deve essere costante nel controllo e nella cura, equilibrato e lungimirante.

Flora e fauna. La questione non è chi serva a cosa, tra api e fiori. Infatti il fiore serve all’ape e l’ape serve al fiore. Ci pensiamo mai quanto l’ape serva al fiore?

Le vostre api non sono api vostre.

La scuola di apicultura è senza fine, perenne, perpetua.

Un po’ come accade nel Piccolo Principe, succede che ci si accorge di quanto è importante guardare e osservare. E non solo con gli occhi.

Accorgersi però che non si sta osservando, accorgersi che si è un po’ ciechi perché si sta guardando solo con gli occhi è un’ottima cosa.”

Se si prova a sostituire la parola ape con la parola autistico e la parola apicultore con educatore, la rivelazione è talora sorprendente. Se ci può essere un testimonial nella natura che aiuti a comprendere e a spiegare l’autismo, che ne diffonda in qualche modo la cultura, trovo molto bello e lirico che sia l’ape.

Sempre che LP mi abbia raccontato la verità e non si sia presa gioco di me. Non sarebbe la prima volta. Ma in fondo che importa?

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