In passato ho già scritto su queste colonne a proposito delle culle termiche “salvavita” (vedi altropensiero.net del 13.04.23), collocate in genere presso ospedali o altre strutture sociosanitarie per consentire di lasciare in tutta sicurezza un neonato e garantendo la privacy del genitore.
L’argomento torna d’attualità per la tristissima vicenda del bambino ritrovato morto il 2 gennaio nella culla “salvavita” della parrocchia di San Giovanni Battista di Bari. Le indagini della magistratura stanno verificando cosa non abbia funzionato e pare vi sia stato un black-out elettrico che abbia impedito l’attivazione del sistema di sicurezza (risultano indagati il parroco e il tecnico che aveva riaparto il congeno). La procedura avrebbe dovuto attivarsi automaticamente dopo aver rilevato un cambiamento di peso nella culla termica e si sarebbero dovuto accendere automaticamente il riscaldamento e una telecamera. Il dispositivo prevedeva anche una chiamata al cellulare del parroco, che pare non sia mai avvenuta.
L’autopsia al neonato servirà a comprendere se è morto per il freddo e la sua età esatta. Certo fa molta rabbia che il cattivo funzionamento o una scarsa manutenzione di un dispositivo ideato per dare sicurezza e vita ad un bambino nato in condizioni difficili abbiano contribuito indirettamente alla sua morte. Vero è che le culle “salva vita” sono state poco usate sinora nel nostro paese (ma questo non è detto che sia un male), mentre in paesi come la Germania ne esistono di più e da un maggior numero di anni, ma in ogni caso rappresentano un elemento di civiltà e nulla giustifica una disattenzione nei loro confronti. Anche salvare la vita di pochi bambini all’anno è molto importante e queste cullette riscaldate costituiscono un estremo gesto di solidarietà da parte della collettività nei confronti di un neonato.
Perciò è molto importante che le indagini chiariscano cosa non abbia funzionato a Bari e che si continui a parlare di tali dispositivi, per evitare le gravidanza nascoste, i parti in condizioni igieniche scarse e fuori dalle strutture sanitarie, gli abbandoni che possono tramutarsi in tragedie.
Ovviamente ne va verificata costantemente l’efficienza. La nostra solidarietà e la nostra umanità non possono franare miseramente nella sciatteria all’italiana. Almeno quelle.