SE LA CARTA CONTINUA A VINCERE

di GHERARDO MAGRI – Le prime giornate del rientro al lavoro sono state impegnate a occuparmi dei libri-firma, di documenti da siglare, di quella parte di lavoro ultra tradizionale di cui vorremmo fare volentieri a meno. Tra le motivazioni per tornare il 18 maggio negli uffici – dopo più di due mesi – c’è stata proprio la necessità di stampare, firmare, inviare e archiviare (cosa che non si poteva fare agevolmente da casa).

E dire che la mia firma digitale è stata usata in modo diffuso sia in modo semplice che con la PEC, però non c’è niente da fare: la carta ti insegue sempre, ti cerca, si fa strada e, alla fine, ti raggiunge e ti colpisce a tradimento. Come con la peggiore Idra: più ti accanisci a tagliare le sue nove teste, più loro ricrescono. Tra le varie casistiche affrontate, ce n’è una incredibile, che dà l’idea esatta della forza della burocrazia: un nostro fornitore di grande blasone, non pago della mia firma digitale, ci ha rimandato i documenti per avere quella originale. Non è assurdo? Non si fidano?

Fanno le collezioni dei documenti? Per due volte le carte sono andate avanti e indietro, per due volte delle persone si sono dovute occupare dello stesso incartamento (la parola vorrà dire, in modo subliminale, che si è incartato?), ma alla fine quel foglio l’ho dovuto siglare. Non mi ha dato scampo e ha vinto lui.

Ho sbagliato, perché prima o poi qualcuno dovrà far saltare il banco e cominciare a fare una rivoluzione civile: bisogna opporsi al sistema e obbligare la filiera a intraprendere la strada nuova del digitale, della dematerializzazione, della libertà dalla carta.

Quando è arrivato l’obbligo della fatturazione elettronica ai clienti, mi ricordo che abbiamo brindato: evitati oltre 240.000 documenti stampati all’anno in un colpo solo. E così per altre azioni concrete, come la diminuzione di stampanti negli uffici per obbligare le persone almeno a camminare un po’ (così da ripensarci per la prossima volta), i nuovi software digitali per le approvazioni interne, le firme digitali, ecc. ecc..

Farà bene a tutti: all’ambiente, ai tempi di attraversamento, all’efficienza, ci aiuterà a organizzare in modo diverso il lavoro.

Insomma, la carta è spesso la forma tangibile della Burocrazia Opprimente che tutto blocca e tutto nega. Sono ben consapevole che ci sia anche la Burocrazia Leggera necessaria, di aiuto alle procedure ufficiali. Non discutiamo di quella, so che non sarà mai un motivo per farci tornare alla classica scrivania. Le domande chiave che ci dobbiamo porre sono: se lo faccio in un altro modo cosa succede? Esiste qualcosa di alternativo alla firma in originale su carta? E’ sempre necessaria? Ci abbiamo mai pensato veramente? Ci possiamo ribellare?

Abbiamo trovato così tante belle modalità nuove perché costretti dal coronavirus a ragionare in modo laterale, proviamoci adesso anche con il mostro di cellulosa. Proviamoci sul serio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *