SE IL PROBLEMA DI SALVINI E’ IL RISTORANTE

Matteo Salvini

di MARIO SCHIANI – A guardarlo bene per il largo e per il lungo, quel che preoccupa di questo governo non è tanto ciò che contiene, comunque non solo, quanto il vuoto che gli sta intorno. Potremmo descriverlo come una caramella Polo rovesciata: il buco avvolge un centro che, piaccia o no, un contenuto ce l’ha. Il ripieno, o meglio la “farcia”, come direbbero a Masterchef, è perfino troppo ricca visto che a uno schieramento di ministri variegati si affianca un serraglio di sottosegretari che paiono le comparse di un film di Fellini. E’ il “fuori” che latita, ovvero un’opposizione degna del suo nome e del suo ruolo.

C’è rimasta Giorgia Meloni, direte voi: vero, ma anche la leader di Fratelli d’Italia si attiene a prudenza, nonostante i sondaggi parrebbero premiare la sua scelta di non appoggiare Draghi. Sarà senso di responsabilità, oppure tattica o, ancora, mancanza di argomenti: difficile dire. Non resta che scegliere in base alle proprie inclinazioni.

Sta di fatto che ci ritroviamo un governo senza opposizione il che, in democrazia, non è mai l’ideale. Peggio: l’opposizione, o il fantasma della medesima, è rappresentata dai partiti che compongono la coalizione stessa, i quali, per ricordare agli elettori che ancora esistono, buttano là dichiarazioni critiche, mettono avanti le mani, prendono le distanze, rivendicano diritti di veto e cercano di convincerci che, in fondo, sono loro a dettare la linea a SuperMario.

Tra gli altri, il segretario della Lega Matteo Salvini non ha mancato di comunicarci le sue osservazioni. In particolare, mentre eravamo distratti dalla curva del contagio, dalle “varianti” del virus e dall’organizzazione (o disorganizzazione) della campagna per il vaccino, lui ha cercato di portare l’attenzione sull’apertura serale dei ristoranti. Un problema che, con tutta la simpatia e la comprensione per la categoria, oggi è difficile ritenere prevalente su quello del contenimento del virus. Tra l’altro, Salvini lo sa benissimo: proprio nelle zone in cui raccoglie notevole consenso la curva dei contagi sta salendo rapidamente. Nessuno pensa che le due cose siano in relazione, ci mancherebbe, è solo che a Brescia come a Como, dove il segretario leghista nelle ore libere ama passeggiare sul lungolago in compagnia della prole, sempre cogliendo l’occasione per un post fotografico sui social, appare evidente come la situazione sanitaria stia tornando a livelli allarmanti.

Intendiamoci, non è il solo Salvini a farsi notare per prese di posizione, come dire, alternative: a lui si accodano molti governatori, e qui il campo varia dal centrodestra al centrosinistra in egual misura. Laddove più vicina e più forte si sente la voce delle categorie in difficoltà, ecco che la politica rinuncia alla visione d’insieme e ripete gli slogan che ode salire dalle piazze.

Eppure, con il “monogoverno” che abbiamo oggi, le scelte dei partiti sono, o meglio sarebbero, limitate: ritirare l’appoggio alla coalizione, se proprio si ritiene che le priorità dell’esecutivo siano sbagliate, oppure avanzare proposte concrete. Si capisce dunque come davanti a un’alternativa tanto netta i partiti siano in difficoltà: meglio far l’opposizione per finta, affidarsi alle solite dichiarazioni e ai soliti post. La dialettica politica, già da tempo trasformata in un gioco di specchi, o forse in un gioco di specchietti per allodole, perde così l’ultimo contatto con la realtà, l’ultimo ingranaggio che la collega ai problemi e che le consentirebbe di risolverli. C’è chi sostiene di conoscere i “problemi della gente” perché ripete quel che una parte della gente dice, ma in realtà si guarda bene dall’andare al fondo delle questioni e di studiare possibili soluzioni.

Salvini si è agitato quando qualcuno ha ipotizzato un lockdown pasquale. E ha ragione da vendere: sarebbe ben triste se dovessimo passare un’altra festa in zona rossa, privati del contatto con i familiari e gli amici. Ma non basta dire che il lockdown di Pasqua è “irrispettoso per gli italiani”. Irrispettoso sul serio è non lavorare oggi per evitare il lockdown domani. Si accettano idee e proposte, per i comizi c’è tempo. Tra qualche mese o qualche settimana, speriamo, quando assembrarsi sarà dolce in queste piazze.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *