Sulle terze ripasso per filo e per segno tutta la prima pagina, talmente densa, al solito, che potrebbe essermi sfuggito qualcosa: c’è l’Ucraina inevitabilmente, ci sono i partiti, c’è il caro vita, il prezzo della benzina che galoppa ancora. Poi Johnny Depp e il suo mega processo, Gramellini su Cacciari, la nazionale che ha avuto l’onore di allenare l’Argentina a Wembley e persino una vignetta dedicata a Salvini.
Niente, non un accenno, un richiamo, un promemoria, un post-it al limite, sul 2 giugno e quello che rappresenta per questo disgraziato Paese. Niente. Bisogna arrivare a pagina 9 per trovare rassicurazione, si fa per dire, per avere la conferma che in fondo non si tratta di patologica amnesia, ma di scelta editoriale.
Prendo atto e intasco e rilevo che in generale gli altri quotidiani hanno fatto poco meglio.
Però, il primo giornale italiano, per vendite almeno, possibile ritenga trascurabile porre in prima pagina un cenno, una nota su una delle ricorrenze più importanti della storia italiana?
Possibile sì. Capisco, è sempre la solita solfa, sempre i soliti paludati festeggiamenti, visto uno visti tutti, ma siccome non si perde occasione per sottolineare come la memoria sia l’unica strada per guadagnare o riguadagnare porzioni di civiltà, credo che questa sia esattamente il modo per indurre a percorrere la direzione opposta. Un direttissimo verso l’oblio e l’ignoranza nei confronti della nostra storia.
Credo, anzi ne sono certo, che anche Johnny Depp sarebbe d’accordo.