U verru, il porco in dialetto siciliano, lo scannacristiani, ha scritto un libro. Un libro non si nega a nessuno, tutti scrivono, tutti pensano di avere qualcosa di eccitante, di esclusivo, da raccontare: impiegati, portinaie, casalinghe, fattorini… magari sono loro a pagare l’editore. In Italia ci sono più scrittori che lettori, non l’ho detto io, lo dicono i dati: tra tutti i libri che indistintamente vengono pubblicati ogni anno nel nostro Paese, solo lo 0,4% (ripeto, lo zero virgola quattro per cento) raggiunge o supera le 1000 copie vendute.
U verru, il porco in dialetto siciliano, lo scannacristiani… anche lui ha scritto un libro. Nel 2022 sono state pubblicate 86.174 opere librarie a stampa, cioè di carta, con una tiratura complessiva di poco più di 198 milioni di copie. Se buttiamo nel calderone anche i testi pubblicati solo come e-book e le opere autopubblicate, siamo a 102.987 titoli pubblicati, che vuol dire 282 titoli pubblicati ogni giorno, cioè 12 libri l’ora. 1,7 titoli pubblicati ogni 1.000 abitanti. (Fonte: “Il Sole 24 Ore”). Di tutta questa pappardella, giova ricordare, lo 0,4% raggiunge o supera le 1000 copie vendute. Lo 0,4%.
La tristezza aumenta quando si scopre che i best-seller italiani non sono quelli che pensereste voi, quelli che penseremmo tutti. Gli “scrittori” italiani più venduti sono la Littizzetto, sono Fabio Volo, sono le ricette della Parodi, il generale Roberto Vannacci. Questi vendono, questi fanno cassa. Magari, come mi disse una volta Giorgio Faletti, “il libro neanche lo aprono, lo tengono lì in bella evidenza per far vedere che hanno il successo del momento come ‘Il Codice Da Vinci’ o ‘Guerra e pace’, ma sono volumi intonsi, mai sfogliati”.
A quattro mani con don Marcello Cozzi, il porco scannacristiani ha dato alle stampe la sua escalation criminale e racconta i fatti, le scelte che anno reso il boia di Cosa Nostra un sanguinario carnefice, uno dei più efferati della storia nera del nostro Paese. “Uno così. Giovanni Brusca si racconta”.
Il libro uscirà e chiunque sarà libero o no di comprarlo e addirittura leggerlo. So già che sarà un successone, so già che troverà donne e amici che gli scriveranno ammirati, so già che torneremo a parlare di questo. Per il momento però le polemiche sono altre e riguardano la presentazione del libro stesso. Nella città che ha dato i natali a questo galantuomo, San Giuseppe Jato, il sindaco Giuseppe Siviglia ha annunciato la sua presentazione in Municipio.
Subito sono scese in campo le rappresentanze politiche, a cominciare dall’UDC che ha chiesto l’intervento delle commissioni antimafia nazionale e regionale. Sono disposti anche a presidiare il sito per impedire che questa presentazione avvenga. Il sindaco Siviglia cade dalle nuvole, allargando le braccia stupito: “Non potevo esimermi dall’invitare don Cozzi, decideremo insieme la data nei prossimi giorni. Ritengo che sia giusto presentarlo da noi per scuotere le coscienze della cosiddetta zona grigia, affinché anche queste persone passino dalla parte della legalità e collaborino con le istituzioni. Bisogna educare le nuove generazioni alla legalità – ha concluso Siviglia –, mi auguro che presentandolo anche a San Giuseppe Jato possa cambiare qualcosa”.
Pedagogo? Psicologo? Sognatore? Utopista? O semplicemente un politico? Non conosco il sindaco, non posso saperlo. Possiamo tutti, però, riflettere sulla sua iniziativa di portare Brusca su un palco e dargli in mano un microfono per raccontare sé stesso alla folla. E mi accorgo di non capire quale di tutte queste cose sia la più criminale.
Ha scritto un libro il porco scannacristiani, Giovanni Brusca, reo confesso di questi crimini: “Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l’autobomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva 13 anni quando fu rapito e 15 quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre 150 delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di 100, di sicuro meno di 200”.
Di questo stiamo parlando. sindaco Siviglia. Di questo.