La natura, ma viene più spontaneo scrivere la matrice, è politica: evidentemente, chiaramente politica. Finisce però in un calderone di retorica e qualunquismo disarmanti, come spesso accade quando c’è di mezzo questo marchio di fabbrica basato ormai non più su valori, ideali, cultura, ma su fazioni e orticelli di varie estensioni.
Esattamente come quando dall’orticello si raccolgono verdure random per un minestrone, l’Ecri (Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa) nel suo rapporto sull’Italia ha attaccato le Forze dell’Ordine che fanno “profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nel confronti della comunità rom e delle persone di origine africana”.
Non facciamone una questione di casta nazionalista. E’ comprensibile andare a cercare la polvere sotto al tappeto, in un Paese che si trova geograficamente di fronte a quel palazzo in fiamme che è l’Africa e quindi il primo a ricevere migranti e fuggitivi. E’ comprensibile andare a ravanare nei dettagli di uno Stato che sui mezzi pubblici e sulle panchine dei parchi non ha mai riservato i posti a sedere ai bianchi. E’ comprensibile la difficoltà dell’Ecri (proprio non hanno niente di meglio da fare, al Consiglio d’Europa?) reperire prove razziste a carico di un Paese che si prostra supino all’invasore e leva i crocefissi dalle aule, Dante dalle materie e tutto ciò che possa più o meno infastidire lo straniero, la sua cultura, la sua fede, le sue abitudini.
Però scavare tra gli agenti di Polizia e i Carabinieri che ogni giorno hanno che fare con borseggi, micro e maxi criminalità, violenze, abusi, stupri, furti, risse, accoltellamenti, omicidi, vandalismo, spesso e volentieri di matrice extracomunitaria, è davvero il colmo.
Non lo dico io: si è scomodato persino il mansueto e tollerante presidente Sergio Mattarella, che ha telefonato al prefetto Vittorio Pisani, capo della Polizia, per esprimere il suo sconcerto e ribadire la sua stima nei confronti delle Forze dell’Ordine.
Lasciamo perdere la reazione delle forze politiche, benché le proteste del Governo abbiano cittadinanza e gli indici della sinistra verso Vannacci e Salvini abbiano matrice e individuino forse le concause.
I nostri beceri razzisti li abbiamo anche noi, ci mancherebbe, non solo negli stadi. Siamo onesti. Ci sono ultracampanilisti fino al razzismo tra abitanti di una città e l’altra, tra Nord e Sud e viceversa, tra frazioni di comuni confinanti, figurarsi se a qualcuno non stiano sulle balle i negri, i gialli, i meticci, gli stranieri insomma.
Dettagli che non sono sfuggiti agli scienziati dell’Ecri, i quali per corroborare la loro ricerca sono andati a rimestare proprio ovunque, con motivazioni che niente hanno che a vedere con la Polizia o i Carabinieri o la Finanza o i Vigili Urbani: “Anche il mondo dello sport non è immune da questo clima tossico. Paola Egonu, star della pallavolo italiana, ha più volte raccontato delle umiliazioni e insulti razzisti subiti sia sul campo che fuori. Romelu Lukaku e Mike Maignan, rispettivamente campioni di calcio e portieri di livello mondiale, hanno denunciato pubblicamente episodi di razzismo durante le partite. Insulti, cori razzisti, gesti inaccettabili che sembrano essere tollerati negli stadi italiani, dove troppo spesso la discriminazione si nasconde dietro lo scudo della tifoseria accanita”. Concetto perfettamente riassunto dal titolo con cui “Repubblica” ha impaginato il resoconto dell’Ecri: “Il caso Egonu, Vannacci e gli abusi contro i rom: nel dossier del Consiglio d’Europa l’elenco delle discriminazioni”. Torniamo all’orticello e al minestrone di cui all’inizio…
Evidente come prendersela con la Polizia costituisca l’esegesi di questo oscuro rapporto dell’Ecri, sembrando sancire la vacuità della sua esistenza, delle sue ricerche, delle sue statistiche e delle sue stime. Del suo effimero lavoro politico, in sostanza: in una parola sola, inutile. Ma dannoso.