di CRISTIANO GATTI – Spero proprio, spero davvero che a nessuno nei circoli di Roma passi per il cervello la bella idea di riaprire le scuole. E’ pur vero che siamo maestri di ipocrisie acrobatiche e formalismi burocratici, per cui diventa fortissima la tentazione di riaprire a maggio e fingere tutti che l’anno sia regolare.
Ma almeno stavolta sono tentazioni da stroncare sul nascere. Ciascuno, senza essere virologo televisivo, comprende bene che riaprendo le scuole innescheremmo una nuova bomba. Non solo dentro le singole aule, ma ovunque, sui treni, sui pullman, sui marciapiedi. L’umanità scolastica in movimento è enorme, come enorme è il suo potenziale di contagio.
No, questo anno deve finire con le lezioni on-line e arrivederci a settembre. In una società diversa, che non mettesse al primo posto solo il pezzo di carta, la fretta, l’arrivare, sarebbe un anno da rifare per bene, con calma. Ma siccome viviamo in questa, sarà un anno guadagnato, con poca spesa, senza sforzi. E amen.
Da qui a giugno, caso mai, un grazie collettivo va dedicato agli insegnanti, che valorosamente – e diciamolo, una buona volta – si sono inventati sui due piedi i “tutorial” di sapere on-line, facendo tutto il possibile, salvando il salvabile. Grazie a loro, bambini e ragazzi non si stanno disperdendo nel cosmo del vuoto, della noia, della solitudine. E dell’ignoranza allo stato brado.
Già che ci siamo, però, aggiungiamoci una cosa che va detta subito, chiara e forte: questo genere di scuola improvvisato sui due piedi, una scuola in vitro che ha messo già tanti pruriti ai soliti calcolatori, facendo cullare il sogno di renderla stabile nei tempi a venire, questa scuola è servita soprattutto a impartire una grandiosa lezione, la più profonda e la più utile di tutte, ai ragazzi e agli stessi docenti. Questa: non siamo fatti per frequentarci da uno schermo. Almeno, finchè non comanderanno i robot.
Chiaramente come soluzione è molto conveniente: si aboliscono gli edifici, i trasporti necessari, le infrastrutture varie, le manutenzioni, insomma tutte queste seccature dell’istruzione, e ce la caviamo con un semplice computer piazzato in casa. Poca spesa. Ma non dobbiamo cascarci. Imperdonabile mettere sempre davanti la fredda convenienza palancaia. La scuola è un bene primario come la salute, dobbiamo ficcarcelo in testa, anche quando sembra che lo siano gli outlet e la D’Urso. Arrivando in un villaggio africano per aiutarlo davvero, si comincia con un ospedale e con una scuola. Non per niente.
E allora prendiamo nota, a futura memoria. Anche in questo tempo infernale abbiamo capito fino in fondo, lo riconoscono per primi i nostri ragazzi, che la scuola fisica è il luogo centrale dove ritrovarci, come umanità. Per crescere insieme, per contagiarci l’un l’altro con il nostro carattere, le nostre particolarità, le nostre virtù e i nostri difetti. E anche per sopportarci, per scoprirci, per capirci. Nella vita è fondamentale diventare avvocato e medico, architetto e imprenditore, ma ancora più importante è diventare per sempre compagno di banco.
Tutto vero, come (quasi sempre). E condivisibile.
Da rimarcare, almeno per chi come me ha più passato alle spalle che futuro davanti , la chiosa finale.
In qualche modo opinabile che nella vita sia FONDAMENTALE diventare AVVOCATO…o medico .
Fondamentale, di questi tempi oserei dire VITALE, è un’AMICIZIA cementata magari fin dai banchi di scuola.
Ce ne sono, credetemi, poche ma ce ne sono ! Ed e’ una BELLISSIMA consolazione .
CORDIALITÀ.
Fiorenzo Alessi