SCUDETTO MALDINI

Si può iniziare dal sorprendente Pioli, allenatore perfezionista e coraggioso, uomo irreprensibile e di valori. Proseguire con Zlatan Ibrahimovic, statua più che quarantenne dal carattere, dai tratti, leonini. Il capopopolo. Poi Maignan erede di quell’insostituibile Donnarumma che sostituito è stato eccome, anzi meglio di così… Kalulu e Leao, cuccioli leonini diventati adulti. Tonali che si è tagliato lo stipendio per ricomprarsi la fiducia, Kessie transfugo impeccabile sino in fondo. Hernandez, Bennacer, Calabria accomunati da una lievitazione dolce e lenta da pasticceria artigianale, e via via tutti gli altri, compresi i gol pesantissimi di Giroud, le scosse di Rebic qua e là, i duttili Krunic e Saelemakers, i preziosi Diaz e Messias. La società coerente nel rinunciare all’utopia Rangnick, lo staff, la dirigenza.

Elenco da festeggiamenti, elenco da vittoriosi. C’è in realtà un’icona, una sola, che riassume alla perfezione il senso del 19esimo scudetto del Milan, ne incarna filosofia e progetto, ne rinnova i fasti attraverso strategia e filosofia moderna, concreta, funzionale. Si chiama Paolo Maldini.

Lui è la garanzia che quel progetto avesse ed abbia le gambe, lui è la certezza – con la sua sola presenza – che il nuovo corso straniero e anche quello a venire abbiano ambizione e traguardi. Coniugati alla gestione.

Insieme con il suo spessore di uomo, prima di figlio poi di padre, cioè quella dinastia presente nel club rossonero da 70 anni con il suo cognome sportivamente glorioso, Maldini ha portato una competenza inattesa. Non perché quello che è considerato il più grande terzino della storia non sapesse, ma perché tra sapere e fare poi c’è un mare, c’è un mondo di squali, opportunità, budget, illusioni, coincidenze, tasselli da incastrare che fanno la differenza.

Chi è bravo è anche fortunato. Maldini si allontana alla svelta dall’utopia di un allenatore teorico alla Giampaolo per affidarsi alle mani del medico rurale Stefano Pioli, di quella stessa terra emiliana di Ancelotti, di gente che vive tra zolle, lattuga e vino facendosi bastare la famiglia e gli amici.

Pioli accelera gli studi all’improvviso, cambia camice e diventa primario. Nessuno, forse nemmeno lui, poteva immaginarlo.

Oggi il Milan di Maldini è già un modello di imitazione e di rispetto per coerenza, gestione, acume e successo. Il Milan di Maldini: sembrerebbe non sia cambiato nulla, nel frattempo è cambiato il mondo.

Un pensiero su “SCUDETTO MALDINI

  1. Francesco Ambrosini dice:

    Splendido pezzo…bellissima l’analogia tra la parabola umana di Pioli eretico e quella di un’altro grande eretico argentino di origine italiana…Pioli ha le doti è le virtù di un medico di campagna dotato di grande cultura conosce la tecnologia ma soprattutto è un leader naturale..sa come motivare e far crescere i giovani. È il prof.Keatty del film l’attimo fuggente…Tutto ciò è rivoluzionario e ha sconvolto la vecchia e miope visione dei vari commentatori di calcio….Grazie Luca per averci ricordato che il calcio è impastato della stessa materia della vita. Cultura ma anche passioni e sogni…

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