di LUCA SERAFINI – Caro Cristiano Gatti, questo non è il pezzo di un tuo redattore per la testata online @altroPensiero. Questa è una lettera da Milano di chi ha letto le tue lettere da Bergamo. Noi milanesi ci trattano da appestati irresponsabili incoscienti, guidati da un sindaco permaloso che in questa pandemia si è occupato più delle corsie dei ciclisti che di scuole, lavoro e commercio.
Noi stiamo uscendo, con prudenza e paura. Siamo irritati (come il resto d’Italia) con quegli sbarbati paninari che, non avendo senno né alcun rispetto per il prossimo, si accalcano ai navigli e in corso Como come se niente fosse. Spritz rigoroso e mascherina facoltativa. Deficienti “next generation” che fanno sembrare un’assennata benefattrice persino quella scotennata di Donna Ursula.
Vorrei che mi credessi: Milano non è questa. Non è Fontana né Sala, non è politica né chiese chiuse che ci mancano, anche se abbiamo pregato in casa. Io ho ripreso ad andare in giro, con guanti e mascherina che mi fanno sudare di riflesso in luoghi del corpo che non sapevo nemmeno esistessero. La gente fa le code correttamente, la gente sta a distanza persino fobica, la gente ha tanti problemi ed è preoccupata. La gente si comporta come dovrebbe.
Noi non abbiamo capito, e nessuno ce lo ha spiegato, perché siamo la città più contagiata della regione più contagiata. Forse, pensiamo, è perché molto semplicemente siamo di più: 10 milioni. Forse, semplicemente, è perché tra aeroporti cinesi treni industrie filiere stranieri e sti cazzi, siamo quelli più da bere di tutta Italia. Non lo so.
Che la Sardegna (ci ha spremuti come limoni per decenni) voglia certificati per riceverci, mi fa sorridere perché evoca le barzellette dei pastori e delle capre in amorevole solitudine, ma non voglio scendere ai loro livelli. Che in parlamento insultino la nostra sanità dopo che il parlamento per anni ha legiferato e contribuito a ridurci come terzomondisti della salute, mi squarcia il fegato e mi annienta l’ironia. Non mi frega di queste risse da pollaio.
Vorrei solo dirti che se una speranza l’Italia aveva e ha, prima durante e dopo una qualsiasi devastante pandemia, caro direttore, quella nasce cresce e vive a Milano e in Lombardia. Dove sono nato cresciuto e vissuto salvo parentesi, so come questa gente, anche se nera o ebrea o napoletana o siciliana, sa rimboccarsi le maniche e ripartire da sola senza Fontana senza Sala senza Formigoni senza nessuno. Per il solo fatto di essere a Milano, siamo milanesi. Di tutti i colori e di tutte le razze, il sangue in questa città diventa uguale per tutti. E se quello di quattro pirla, come si dice a Milano, potrebbe essere contagiato e riportarci alla clausura, saremo i primi a ribellarci e ad andarli a cercare per porre fine a questo disgraziato menefreghismo.
Bastonami se non sarà così. Nessuno si salva da solo, ha detto il Papa. Sono d’accordo. Ma manca a Milano da un po’ di tempo, il Papa, e comunque non la conosce a fondo: noi siamo tra i pochi e tra gli unici, che possiamo salvarci da soli.
Anche se di milanesi doc qui non ce ne sono più, il DNA quello è, quello resta. Andremo in Liguria, dove ci hanno sempre sopportati. La Sardegna e chi la pensa come Solinas tornino ad arrangiarsi come chi ha creduto in Aga Khan. Io ho amici sardi che preferiscono 10 milanesi in casa che Solinas nel suo ufficio regionale: abbraccerò loro, appena potrò tornarci. Il resto è retorica.
Accidenti! ?
Complimenti per il Suo articolo, sono d’accordo su tutta la linea del suo articolo così pure per le persone citate, Sala, Fontana, Formigoni e tutti gli altri. Sono Siciliano vissuto a Milano oltre la metà dei miei anni. Applausi a scena aperta ai suoi sentimenti e alle sue espressioni.
Degno di governare questo paese.
Andrea l
Finalmente, ci voleva qualcuno che prendesse una calorosa posizione e che le dicesse due parole sulla “pecora nera” dell’epidemia italiana. Ma possiamo continuare a sentire che il dato ancora preoccupante è quello della Lombardia e di Milano senza un minimo di analisi sulle ragioni oggettive? E soprattutto possiamo sopportare che l’ipotesi più realistica tenuta in prima pagina da chi deve commentare per forza siano gli aperitivi sui navigli, i “cercopitechi” della movida a tutti i costi? Ma ogni tanto, così anche a caso, un po’ di serietà analitica non ci sfiora proprio? Che dite possiamo provare a pensarla veramente Milano? La sua struttura, la sua estensione, i suoi traffici, la sua densità demografica? Ve ne dico una, la densità di Roma (non Mombretto di Mediglia) è di circa 2.300 abitanti per Kmq, quella di Milano è di circa 7.500. Poi che i giovani incoscienti in quanto milanesi siano più bauscia e strafottenti di quelli di tutte le altre regioni, fatemelo dire, è una colossale scemenza. Vogliamo provare a declinare le peculiarità della giovinezza di ogni singola regione italiana? Siamo seri e potenziamo i controlli, anche nel mio comune che fa parte della città metropolitana, sono molto pochi. La diversificazione della gestione e dei controlli soprattutto nelle realtà complesse è una materia che non richiede solo risorse economiche e umane, richiede una sapienza ed una presa di coscienza delle dinamiche logistiche e sociali molto precisa. Dove sono le forze dell’ordine? Ma proprio sulla questione del controllo me ne aspetto tante altre di belle, soprattutto da Settembre, quando ripartiranno le scuole. Anche in quel momento potremo risultare i peggiori?
Io sto andando in giro con tutte le precauzioni del caso, e mi trovo di fronte sempre persone attente e scrupolose. Sempre.
Quanta retorica…
io, e Luca lo sa, faccio parte dell’altra linea di pensiero, quindi cercheró di fare un “parallelo” del mio punto di vista sulla questione “Lombardia e gli altri” senza tirare in mezzo il problema vero, la farsa del Covid 19.
Parto con il dire che sto benissimo da mesi e dalla pandemia sono stato colpito, come molti Lombardi, e molto profondamente, in maniera economica. Dunque quando sento i vari rappresentanti delle altre regioni parlare, mi viene in mente quanto noi Lombardi lavoriamo e quanto in alcune regioni ci sia ( come in Messico) l’usanza della siesta. Quanto in Italia il gettito delle tasse arrivi da una parte e finisca dall’altra…. solo su questo punto si potrebbe fare un poema, disoccupazione tarocca, invalidi da decatlon, sovvenzioni e finanziamenti da cabaret, ristoranti che si rifiutano in maniera seccata, non solo di fare la ricevuta, ma di accettare la carta di credito! In Lombardia, a momenti, neanche “a tazzurella” puoi pagare in contanti!
Luca diceva milanesi doc non ce nè più (sono uno dei pochi rimasti) e ha ragione, sono anni che si migra al nord, perchè per “cultura” si lavora, anzi oserei dire, si lavora per “onore e rispetto”. Si viene qui a lavorare, perchè ti viene permesso di farlo, prova ad andare in Sardegna e aprire un’attività, ti accorgeresti che nel 2020 non esiste materiale ignifugo per le mura della tua attività…
Si viene qua perchè tutti, da decenni, sono bene accetti e si possono integrare realmente, possono parlare il dialetto milanese senza essere derisi, possono sposarsi con una milanese senza rischiare colpi di lupara, possono guardarsi in giro senza la preoccupazione che, se guardano la persona sbagliata, vengono incaprettati. Addirrittura viene permesso, sotto gli occhi di tutti, di venire ad aprire sfacciatamente delle “lavanderie”…
Potrei andare avanti ore, e non perchè ce l’ho con il sud, anzi, senza ironia, lo amo. È molto ironico invece che oggi, al sud e nelle isole, non ci vogliano!
E ho detto tutto!!!
Buona giornata a tutti
Sono stupito dell’alzata di scudi che si evince dai commenti di cui sopra. Anche se adesso abito a Rimini; sono e mi sento, milanese. I miei genitori sono stati tra i precursori dei “TERRONI” arrivati a Milano con la valigia di cartone e io c’ero (1949) sono nato nel 46. A mio parere nei commenti si stigmatizza su ALCUNE becere espressioni di persone che, vuoi per tendenze politiche o/e per credenze personali, hanno parlato di Milano della Lombardia e dei loro abitanti in modo idiota e da perfetti incompetenti. In ogni caso stiamo parlando di minoranze (non parlo di politica). Io non perderei tempo ad ascoltare queste idiozie. Dedicherei, questo si, un po di spazio a quegli amministratori (indegni) che hanno contribuito a designare la Lombardia ed i suoi abitanti come gente che non capisce neanche le botte. Posso sottolineare che gli amministratori della regione sono riusciti a non fare/dire qualcosa di corretto per ovviare ad una situazione a dir poco esplosiva???? Basta dare un’occhiata sugli indici di gradimento dei governatori d’Italia per capire se la gente, anche lombarda, abbia capito il comportamento degli amministratori della regione Lombardia. Una volta per tutte: VIVA LA LOMBARDIA ED IL SUO CAPOLUOGO CON I RELATIVI ABITANTI, ABBASSO GLI AMMINISTRATORI IMBELLI ED INCAPACI.
Quanto piacciono le etichette e qualsiasi altra cosa che crei un’identità. L’identità bisognerebbe cercarla in noi stessi in quanto individui che, nel rispetto del prossimo, vivono la vita come meglio credono. Quello che sta succedendo in questo momento è comprensibile, anche se non giustificabile, e sono abbastanza sicura che proprio “i milanesi”, a parte invertite, avrebbero sbattuto la porta in faccia al resto d’Italia. Ma si sa l’arroganza regna sovrana e l’autocritica rimane sconosciuta ai più.
Mi dispiace che, contrariamente alla maggior parte di chi ha letto e commentato anche sui social, una piccola minoranza non abbia colto l’ironia rivolta proprio al qualunquismo cui lei fa riferimento, ma – soprattutto – che nel mirino ci sono i politici, non le razze, le etnie e le regioni. Sono loro a creare divisioni nel momento in cui ci vorrebbero mutualità e unità. Purtroppo l’arroganza, la mancanza di autocritica e il campanilismo offuscano molte menti anche lontane da Montecitorio. Con rispetto. Luca Serafini
Ho letto il suo articolo e non prende di mira esclusivamente la politica, bensì è un’appassionata difesa nei confronti dei suoi concittadini; mi chiedo perché abbia pensato ce ne fosse bisogno. Forse perché avete là presunzione di essere un modello per l’Italia intera? Non vorrei deluderla ma tutta la Nazione ha avuto un comportamento rispettoso e, almeno questa volta (colga l’ironia) non abbiamo dovuto prendere lezioni da voi.
Mi sembra innegabile, invece, che, con molta poca ironia, lei attacchi i sardi, usando, tra l’altro, insulti poco fantasiosi e segno di profonda ignoranza nei confronti di quella Regione. La proposta di Solinas, condivisibile o no, non era indirizzata a ghettizzare i milanesi ma a cercare di filtrare la circolazione di soggetti positivi che, le piaccia o no, sono concentrati soprattutto in Piemonte e Lombardia. Quindi niente di personale; lasciamo ai lumbard la prerogativa di fare discriminazioni in base alla provenienza geografica.
A proposito: c’è sempre qualcuno più a nord!
La sua sicurezza su come si sarebbero comportati i “milanesi” è disarmante. Trasuda, appunto, di arroganza.
Più che di sicurezza parlerei di ragionevole dubbio. Di certo non c’è nulla a questo mondo, a parte la morte ovviamente.
Mha…. io quando sento parlare di cose del tipo “noi siamo tra i pochi e tra gli unici, che possiamo salvarci da soli.” ????? noi chi?.. noi milanesi? Sapete di essere persone come tutti noi? Che non avete nulla dippiu come nulla di meno di tutto il resto del mondo? “Noi non abbiamo capito, e nessuno ce lo ha spiegato, perché siamo la città più contagiata della regione più contagiata” come non lo sapete voi il motivo non lo sa la sardegna il lazio la toscana e via dicendo, quindi penso che sia plausibile che ognuno prenda le precauzioni che meglio pensa. “Che la Sardegna (ci ha spremuti come limoni per decenni) voglia certificati per riceverci, mi fa sorridere perché evoca le barzellette dei pastori e delle capre in amorevole solitudine” La sardegna vi ha spremuto come limoni in che senso perdon!? Ce sete annati voi in vacanza, vi piaceva la bella spiaggia il bel mare, la vacanza bello la paghi ne perche sei “milanese” ta regalano. Dici anche “non voglio scendere ai loro livelli???!!!!!” Be bello ce sei stra sceso co sta lettera. Dove io a 20 anni nel 2020 devo ancora leggere di gente che parla per milanesi per sardi per genovesi, ce è assurdo. Sono le tradizioni a cambiare leggermente non lessere. Siamo tutti uguali. Siamo tutti sulla stessa barca. E VISTO CHE DICI CHE I “MILANESI” SONO TRA I POCHI SE NON GLI UNICI IN GRADO SI SALVARSI DA SOLI, ALLORA NON PIAGNE RIMANI CHIUSO. E SALVATE!!!!!!!!
Puoi usare serenamente i caratteri minuscoli per i tuoi strali. Grazie per l’illuminata chiave di lettura…
Gentile Luca, leggendo il suo articolo mi rattrista il passaggio che ad un certo punto fa: “ … so come questa gente, anche se nera o ebrea, napoletana o siciliana … “.
Sono Napoletano e, mi creda, con tutta la buona volontà non comprendo quella parte … è quell’anche che stona. E che rende il suo articolo brutto … assai!
Dispiace che … “Anche” … da una mente libera come la sua escano espressioni poco moderne, certamente non Adatte, non adeguate all’appartenere ad una città Tollerante ed Europea come Milano.
Buona vita
A me rattrista la chiave di lettura di chi (ma per fortuna siete stati davvero in pochi) non ha capito il senso dell’articolo, chiaramente ispirato alla convivenza e che sottintende (con “noi milanesi”) esattamente l’opposto di ciò che lei ha scritto: i milanesi doc non esistono più, “noi” comprende tutti. Con civiltà e democrazia. E nel mirino il mio bersaglio era solo ed esclusivamente la poltica
Da sarda trasferita a Milano ormai da 20 anni molte cose che ha scritto su miano ed i mianesi mi trovano completamente d’accordo, mentre la necessità di tirar fuori i pastori sardi la trovo decisamente discutibile. Se Milano non è Sala e Fontana non si capisce perché la Sardegna dovrebbe essere Solinas.
Cordiali saluti
Anna