SARRI GIUSTIZIATO, MA RESTANO TRE PROBLEMI

di PIER AUGUSTO STAGI  – Via Sarri, come un ferro vecchio, come una sigaretta fumata a metà, come un corpo estraneo che è stato rigettato: l’operazione è riuscita (scudetto vinto), ma il paziente è morto (eliminata dalla Champions).

Premesso: non ho visto la partita con il Lione. Per quest’anno avevo già abbondantemente dato, fino alla partita dello scudetto matematico con la Sampdoria. L’ho fatto non per una questione antisportiva, ma di tutela della salute, mia. Il fisico comincia a patire troppo questo carico di adrenalina mista a stress. Mi sono estraniato, ho fatto altro, sono stato in veranda (ho la fortuna di avere casa a Sanremo con tanto di veranda) e ho parlato con alcuni amici di ciclismo, della Milano-Sanremo.

Da juventino fin dentro le viscere, sapevo come sarebbe andata a finire – la partita, non la Sanremo – perché è vero che il calcio può essere imprevedibile, ma questa Juve non poteva vivere sull’ennesima imprevedibilità. Troppo brutta, lenta e scalcagnata per tutta la stagione. Una Juve stanca, probabilmente anche appagata (saranno pur sempre scudetti, ma vincerli a ripetizione non è cosa né semplice né tantomeno scontata), ma fisicamente sempre poco reattiva e convincente. Una squadra che doveva mettere in mostra il buon giuoco di Maurizio Sarri e che alla fine è stata davvero a sua immagine e somiglianza: brutta. Non una bella sigaretta, ma un mozzicone di sigaretta. Una cicca.

Una squadra che per mettere in pratica il giuoco di Sarri, fatto di passaggini di prima tutti in orizzontale, ha bisogno sia di piedi buoni ma anche di buona salute, e nel momento in cui vedi che i giocatori non si reggono in piedi, forse è il caso di provare a cambiare il proprio gioco, troppo dispendioso per chi ha già in pratica speso tutto. Questa è forse la vera colpa di Sarri.

Quindi, Sarri. Il problema è Sarri. Via lui, problemi risolti. No, invece. Non è così facile. Non ce la caviamo con così poco, noi juventini. I problemi sono cominciati con Ronaldo, indubbiamente un grande giocatore, ma io non ho mai creduto nei singoli giocatori, ma nelle squadre, nell’insieme di persone che giocano assieme dandosi una mano. Ronaldo condiziona tutto e tutti. Ronaldo è un oggetto estraneo in una squadra senza più identità. Non l’ha voluto Sarri. Anzi, i tifosi e Ronaldo hanno voluto che Massimiliano Allegri si accomodasse alla porta. Troppo vincente e banale per essere un grande allenatore. Io lo rimpiango da sempre. Rimpiango Allegri e un orologio dai sincronismi perfetti. Per non parlare poi dei conti in ordine, e ora in rosso dopo un’operazione (quella di Ronaldo) che considero ancora adesso scellerata.

Ed è qui il vero punto della questione: il problema non è Sarri, ora allontanato, rinnegato come un appestato, ma chi l’ha scelto. Chi ha pensato ad un tecnico che è davvero un allenatore (e ha bisogno di soldatini) e non è un gestore di uomini, di eccellenze con il loro ego ben definito. Per la Juve finita sotto processo per aver vinto il nono campionato di fila, c’è bisogno di un domatore di anime, non di un allenatore. Non certo di un uomo peraltro perbene come Sarri, che con la Juve centra davvero poco.

Ma non è un problema suo: lui ha colto al volo l’occasione della vita. Nedved, Paratici e il dottor Agnelli Andrea – per dirla come il maestro Tony Damascelli – la vita se la sono solo complicata.

A loro spetta sistemare le cose? Questo è il vero problema: almeno due su tre sono di troppo. Adesso Sarri è stato avviato alla pastorizia, ma l’interrogativo resta sempre lì: chi l’ha voluto?

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