Salve… puntualmente la risposta era “Sono Cesare Ragazzi” e il bell’uomo baffuto sorgeva come bronzo di Riace dalle acque di una piscina non meglio identificata.
Ripensandoci adesso, che se n’è andato per sempre: erano i tempi in cui essere calvi significava partire con dieci giri di svantaggio, era l’epoca dei capelloni, giovani ribelli e multicriniti, qualcuno si camuffava con il riporto, soluzione drammatica destinata a scivolare via alla prima goccia di sudore.
Fu quello il momento in cui il ventottenne di Bazzano, roba bolognese, intuì la svolta. Mollò la chitarra e il complesso de I Vagabondi e si mise a studiare il capello. Guai a dirgli che fossero finti, lui raccoglieva le chiome da sconosciuti donatori, centinaia e migliaia di crini, quindi provvedeva a unirli e grazie ad un nastro adesivo non velenoso per la cute, li appoggiava su crani imberbi e, voilà, di colpo spariva il complesso, non I Vagabondi, ma quello di inferiorità, quando ti ritrovavi nelle cene aziendali con la testa pelata che non attirava nessuna attenzione delle astanti.
Eppure circolavano film e fotografie del tenente Kojak o di Yul Brinner, le loro crape lucidissime facevano tendenza, ma loro erano attori, mica umarell o impiegati del catasto. Dunque il Ragazzi allestì un’azienda, arrivando ad un numero strepitoso di clienti, si disse e si scrisse fossero 900mila, 100 i dipendenti in ditta, affari continui, pubblicità in tv e sui giornali, inviti ad eventi e trasmissioni varie. Cesare era discreto e sorridente, i suoi capelli niente affatto finti, ma questo carnevale di colpo diventò processione malinconica di creditori, in breve: fallimento. A Zola Pedrosa, sito dello stabilimento, non si parlava d’altro, la gloria del Cesare era finita anche perché esisteva ed esiste da sempre la calvizie, un problema esclusivo del maschio, la femmina va via sciolta al vento, la nostra tribù vive di lenta, inesorabile caduta, anche se si registrano eccezioni, pure nella terza età, in attesa di verifiche e di un var del bulbo pilifero.
Però a guardar bene, il Cesare, oggi, non avrebbe più potuto fare il fenomeno: siamo accerchiati dai calvi, con qualche eccezione abbastanza ridicola, anzi l’ultima moda è confessare il trapianto, sotto il capello niente.