RIVOLUZIONE SPIAGGIATA

Momento delicato per il Paese, due ore con gli ombrelloni chiusi, sciopero dei balneari che sarebbero i titolari degli stabilimenti, spiagge, lidi, arenili vari in lotta con il governo e l’Unione Europea, che vuole cancellare le concessioni e ripartire da zero, che è appena qualcosa meno di quello che i suddetti pagano come retta per godere dell’impresa. Che poi incassino una, due, cento e mille volte l’affitto è un dettaglio a margine.

Ma ormai sono saltate le marcature, si va oltre la logica, ho scritto t’amo sulla sabbia e il vento a poco a poco se l’è portato via con sé, cantavano Franco IV e Franco I, oggi trattasi di odio e nemmeno di classe, rivoluzionari con il conto corrente garantito, licenze trasmesse da padre in figlio, agevolazioni comunali, il classico repertorio che non tutela, non protegge semmai favorisce.

In verità la probabile asta delle concessioni potrebbe anche provocare conseguenze pericolose perché una volta assegnato lo stabilimento a chi avrà presentato l’offerta migliore, come potrà rivalersi il nuovo concessionario dalla cifra versata? Alzando i prezzi di sdraio, lettini, ombrelloni, non c’è soluzione.

Il governo pensa alla proroga fino al 2030 per tenere calma la spiaggia, ma già si registrano okkupazioni selvagge, libero ombrellone piantato tra gazebi lussuosi e lettini in seta pura, i NO BEACH sono in marcia. Manderei tutti a spalare il mare. O meglio,la Senna.

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