RITROVATO MATTIA, IL PICCOLO MARTIRE CHE DIMENTICHEREMO IN FRETTA

Hanno ritrovato Mattia, 13 chilometri più in là, una settimana dopo. Il suo papà riassume con parole sanguinanti tutto il senso del suo dolore: “Avrei preferito non lo trovassero”.

Centinaia di italiani valorosi invece l’hanno cercato per giorni e giorni, immergendosi nel fango fino alle ascelle, prima ritrovando una felpa, poi lo zainetto, e finalmente anche lui, il piccolo angelo d’Italia portato via dalla piena, e forse prima ancora dalla nostra follia, di noi inguaribili faciloni, capaci da decenni di piangere sulle tragedie, di avviare interminabili inchieste, di allestire ore e ore di talk show indignati, ma totalmente incapaci d’intendere e volere sulla cura della nostra terra, così fragile e così deturpata.

Mattia avrà un funerale, un funerale un po’ diverso da quello che ci ha appena appassionato a Londra, ma comunque un funerale. Figlio e nipote nostro, di una nazione intera, lo piangeremo come si meritano tutte le vittime innocenti, portate via nel loro candore dalla furia di una natura vendicativa, vendicativa contro le nostre offese e le nostre sfide assurde.

Sarà un’altra occasione per piangere – sul latte versato, lacrime di coccodrillo, come dicono i nostri proverbi intramontabili -, ma purtroppo sappiamo anche come sarà il dopo-funerale: asciugate le lacrime, commemorate le vittime, ricominceremo imperterriti e imperturbabili a umiliare il nostro ambiente, prodigandoci soltanto nell’unica cura che conosciamo, la cura degli interessi economici e palancai, sopra tutto e sopra tutti. Alla faccia di Mattia, che faremo finta di non ricordare neppure più.

Un pensiero su “RITROVATO MATTIA, IL PICCOLO MARTIRE CHE DIMENTICHEREMO IN FRETTA

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Il ritrovamento di un piccolo cadavere non aggiunge nulla. L’infame inefficienza ed immobilità che abita alcuni segmenti della macchina paese è già alla luce del sole. Sono arrivata all’imbocco del ponte Morandi 1 ora dopo il crollo. Non servono i cadaveri, urlano già le voragini, il fango. C’è una consapevolezza molto razionale che serve far valere, un’analisi obiettiva e precisa che non deve solo inchiodare i colpevoli. Il compito di chi rimane è cambiare il sistema, la burocrazia, le procedure. Io non sarei andata alle commemorazioni, all’inaugurazione del nuovo ponte. Io sarei rimasta rinchiusa in 4 muri a spostare quanto basta tutta la melma protocollare che schiaccia come mosche esseri umani ignari, innocenti che hanno lo stesso diritto di vivere che ho io e tutti i funzionari incapaci e corrotti che orbitano attorno a queste tremende realtà.

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