RIPARTE UN CALCIO SEMPRE PIU’ IN MANO ALL’ARBITRO

Non c’è niente da fare: le soste estive, ridotte come quest’anno o scandite dai tempi abituali, non servono a niente. Al fischio finale della stagione, il calcio si tuffa di testa nelle acque del mercato e resta in apnea sino al fischio d’inizio della successiva. Non occupandosi di alcun problema che lo riguardi: protocolli arbitrali, regole di campo e fuori, calendari, economia e finanza disastrata, comunicazione.

Quello italiano, poi, si guarda bene anche solo di allestire una tavola rotonda sulla seconda eliminazione consecutiva dai Mondiali, sui settori giovanili, sugli stadi di proprietà, la politica sportiva e non, la sicurezza. Niente di niente. Gli argomenti restano accuratamente blindati nei cassetti, pronti per servire come prossimo alibi dopo una partita persa, un infortunio grave, un’incomprensione fittizia.

Le pagine dei quotidiani sportivi stanno cercando affannosamente di spiegarci le novità che ci aspettano dal punto di vista arbitrale. Premesso che ogni Paese farà come sempre a modo suo, tipo con il VAR, i falli di mano in area, il fuorigioco, attenendosi appena alle regole (indicazioni?) degli organismi preposti (una volta c’era l’International Board per queste cose, chissà dov’è ora…), in Italia ci ha pensato Rocchi a “spiegare” ad arbitri e giornalisti il nuovo indirizzo per il 2022-23.

Anzitutto, si parla di “rigorini”, cioè dei falli un po’ meno falli degli altri, per cui sarà un’abbuffata di VAR. Postazione da cui, per inciso, bisognerà utilizzare un linguaggio più attento e specifico, nel senso che non puoi dire “ok” al tuo vicino di banco, perché se in cuffia l’arbitro sente “ok” – come è successo nello scorso campionato – tira dritto anche di fronte a un errore sesquipedale.

Magnifico il passaggio relativo ai falli di mano. Leggete bene e ditemi se avete capito (io che vivo di pallone da mezzo secolo no, non ho capito): in Spagna valuteranno diversamente, considerando la conseguenza oltre alla differenza tra Spa (fallo che nega una potenziale occasione da gol) e Dogso (fallo che nega una evidente occasione da gol). Tralasciando la bellezza degli acronimi Spa e Dogso, il fatto è che se nella terminologia arbitrale e nel regolamento stesso sopravvivono le parole chiave “potenziale” ed “evidente”, è la fine. La fine dei codici e il trionfo della discrezionalità. Già adesso, non mi vergogno ad ammetterlo, guardando una partita in diretta non so più dire – anche riguardando i replay – se un fallo è un fallo, un rigore è un rigore, una fallo di mano è un fallo di mano… Troppe le variabili, le interpretazioni, le sensazioni personali.

Un nuovo concetto di “giocata” arricchirà (?) le recriminazioni dei tifosi, esasperandole: le deviazioni muteranno il corso dell’offside, del fuorigioco, che – secondo gli analisti – è destinato ad essere fischiato molto più spesso del solito. Quindi, invece di mettere le zucche sul fatto che in uno sport giocato su un campo di 110 metri per 80, un gol non dovrebbe mai essere annullato per un’unghia al di là del difensore, si reprime ulteriormente. Si varia. Si fa in modo che ognuno faccia come gli pare. Vale tutto e il contrario di tutto.

Infine, per non tediarvi ulteriormente: continueranno a non essere punite le simulazioni, le sceneggiate, le perdite di tempo acclarate (fenomeni molto, molto italiani… Basterebbe vedere una qualsiasi partita della Premier o della Bundes per capire la differenza), in compenso verranno represse con maggiore severità le escandescenze degli allenatori e gli assembramenti intorno all’arbitro quando corre al monitor del VAR. Anche qui, puntualizzazione di origine nostrana.

La serie A ricomincia dalla confusione che l’aveva conclusa, la stagione internazionale riparte frammentaria e indipendente dalla prospettiva arbitrale e non solo. Sarà a novembre, quando guarderemo gli altri giocare i Mondiali in Qatar, che capiremo le differenze, fatta salva l’universale norma non scritta che regna indiscussa da molto più di un secolo: gli arbitri fanno andare le partite come vogliono loro.

Adesso hanno più strumenti e più complici, semplicemente. Così difendersi e giustificarsi sarebbe ancora più semplice, non fosse che quella dei fischietti è una categoria cui viene imposto da sempre il silenzio assoluto.

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