REQUIEM PER PRONTO SOCCORSO E MEDICO DI BASE: POSSIAMO SOLO STAR BENE

Mentre stiamo a discutere sulla manovra di governo appena approvata, converrà discutere anche sulla deriva della sanità italiana e sulle spese ad essa destinate, solo il 6 per cento del PIL, non certo un primato e non certo un segnale rassicurante.

Tanto capaci e meritevoli (magari non proprio tutti) i nostri medici nella preparazione individuale, nella tecnica, nella pratica in definitiva, quanto dispersa e impercettibile nel suo senso e nella sua efficacia la sanità italiana dei tempi che corrono, almeno al livello più popolare, quotidiano, quello della medicina di base e anche di soccorso ad esempio, quello che fa da portale all’approfondimento, ma anche da efficace baluardo per i disturbi minori, che non intercettati rischiano poi di intasare inutilmente i luoghi dove dovrebbero convergere le urgenze e la gravità vera.

Diciamocelo chiaramente, la sanità pubblica è un impiccio, nessuno ha più voglia di investire e rinnovare i fasti – sì, i fasti – della medicina di base che è stata un vanto inarrivabile del nostro Paese almeno fino alla fine del secolo scorso, quando già in verità si percepiva il tracollo.

In preda come al solito allo scontro civile interno, e pur di fronte a una battaglia servita su piatto d’argento che dovrebbe per statuto rappresentare un suo cavallo di battaglia, nemmeno la sinistra se ne cura, o almeno non se ne ha percezione.

Tutti gli indicatori dicono che la spinta verso la privatizzazione è irrefrenabile: si dovrebbe investire sull’ampliamento delle disponibilità pubbliche, per garantire dignitosi tempi d’attesa, e invece ciò che è garantita è la celerità delle visite, delle analisi, degli esami privati. E chi non può permetterseli infatti fa finta di nulla, ignora i sintomi fino all’estremo, finché non ne può più. O muore.

Basta chiedere poi alle infermiere e agli infermieri in servizio nelle strutture sanitarie italiane quale aria tiri, basta chiedere e la risposta è quasi sempre la stessa: contano i numeri, più che le persone. Anche qui bisogna fatturare, fare cassa, profitto, perché guardiamoci in faccia e proviamo a essere sinceri e spietati, almeno quello: non esiste ambito che sia garanzia di profitto più della sanità, ognuno di noi, se non lo è già, se non lo è già stato, un giorno sarà malato, ognuno di noi è potenziale fonte di guadagno. A ciclo continuo.

I reparti di Pronto Soccorso annaspano e, per tornare alla medicina di base, ormai sono sempre di più i posti vacanti che nessuno vuole occupare. Senza voler infierire, ma un po’ sì, basta ricordare cosa era un tempo il medico di base, che visitava, in tutti i sensi, accoglieva, toccava i pazienti. Sì, toccava, ora le testimonianze, dirette e indirette, ci raccontano di una medicina di base fatta di visite solo su appuntamento, di responsi telefonici, di contatti via computer.

Non voglio fare una colpa ai medici di base correnti, è quello che sono stati indotti a fare, e non a caso qualcuno, molti, appena può toglie il disturbo.

In alcune zone non proprio limitrofe alle grandi città nessuno vuole più andare. Ora ci stanno rifilando pure i CAD, l’ennesimo acronimo truffaldino, gli ambulatori diffusi, non luoghi per definizione: medici condotti, se questo nobile attributo non suona ora come una parolaccia, che, magari già oberati e al limite delle possibilità, dovrebbero andare in trasferta negli ambiti ormai sprovvisti di medico di riferimento, ambiti dove ovviamente l’utenza principale sono gli anziani, lasciati soli per l’incuria delle amministrazioni, le quali negli anni si son ben guardate dal dispensare e incentivare risorse per rendere ancora più nobile ed efficace quello che già era nobile ed efficace in modo encomiabile.

A chiacchiere dobbiamo innovare tutto, anche quello che funziona egregiamente, renderlo luccicante, più al passo coi tempi, ma meno virtuoso e più redditizio, azioni o sanità non fa differenza. E possibilmente farlo in fretta. Ma siamo un popolo di anziani e anziché prenderci cura dei nostri nonni, sembriamo alla ricerca del modo migliore per abbassare l’età media del Paese. Il Covid ha dato una mano imprevedibile, ma ignorare gli anziani malati è a sua volta una buona strategia, se questo è il vero obiettivo. Gli anziani e tutti quelli che si ammalano senza carta di credito gold a portata di mano.

Ci resta una sola opzione: stare bene. E magari raccontarcela con questa storia ipocrita delle eccellenze in giro per l’Italia. Ma di eccellente, ormai, è rimasta solo la lista d’attesa. Basta alzare il telefono e chiedere un’ecografia, una visita, un intervento. Tempi lunghi, lunghi da morire.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *