Ne deriva, o ne deriverebbe, non ci sia vita che valga meno di un’altra e ovviamente ognuno di noi sa che questo non è vero. Non è vero perché ognuno di noi non lo crede, ognuno di noi salverebbe vite in cambio di altre, salverebbe vite di persone misere o meritevoli o semplicemente care, in cambio di vite di persone spregevoli e immonde per i delitti e i crimini commessi, o ignobili anche per molto meno.
Non solo le vite e le morti non sono tutte uguali, ma ci sono, e ci sono sempre state, vite illustri che surclassano morti anonime, strazianti ma anonime.
Da poche ore una bambina è morta per il caldo intenso nel campo profughi di Rafah. Altri bambini nelle medesime condizioni prima di lei se ne sono andati senza lasciare traccia nel mondo, con indignazioni fugaci e approssimative.
Da giorni, in compenso, con dovizia di particolari, comparazioni delle fonti e prefiche apprensive ovunque, ci spiegano che re Carlo terzo sta bene, si sta riprendendo. Le voci che vogliono i protocolli dei funerali reali revisionati non hanno nulla a che fare con la salute del principe regnante. Che anzi si è visto alla guida della sua auto e quindi non c’è motivo di preoccuparsi.
Il confronto è impietoso e ingenuo è curarsene, ammetto. Così va il mondo. Nemmeno ha senso dire che è sbagliato ed è tutto da rifare, perché questo è l’uomo da sempre. Per uno che piange i disgraziati, ci sono folle adoranti che dispensano carezze ai preclari.
Nella fattispecie – i bambini, tutti i bambini morti in Medio Oriente -, lungi da me voler trarre conclusioni sulle parti, sugli schieramenti, nonostante chiami in causa il Talmud e anzi proprio per questo. So bene quanto sia sconfinato lo spazio che separa i buoni propositi, i precetti e i comandamenti dalle azioni e dalla misera presunzione degli uomini, i quali credono in Dio, vogliono andare in Paradiso, ma intanto fanno tutto il possibile per contraddirsi.
Solo, in questo caso come nell’integralismo islamico e in mille altre occasioni, nessuno mi dica che tutto questo sfacelo non ha nulla a che fare con la religione. Come dimostra l’eccesso di osservanza, o l’assoluta inosservanza in questo caso, la religione finisce sempre con l’avere poco o nulla a che fare con la spiritualità e con qualsiasi Dio di qualsiasi fede.
Nulla cambia e cambierà naturalmente, così è da sempre e anche la mia è solo pura, ingessata, rigida retorica, come si diceva. Né più né meno un esercizio di stile, come dire che salvare una vita è salvare il mondo intero, ben misero tributo per quelle piccole creature che nulla chiedevano, perché all’orizzonte non c’era nulla da chiedere.