QUI PIANETA TERRA: FINCHE’ C’E’ SPERANZA C’E’ VITA

di ELEONORA BALLISTA – Luca Serafini ci informa di una buona notizia: l’Unione Europea vieta, dal primo gennaio di quest’anno, l’esportazione di immondizie di plastica nei paesi più poveri. E commenta: <Un filo di luce nell’oscurità di un mondo dove il padrone del buio è diventato, dall’inquinamento al virus, l’uomo>.

Questa riflessione mi ha fatto tornare alla mente un pensiero che feci ai tempi del primo lockdown, quello duro di marzo: e se il vero virus di questo nostro pianeta bistrattato fossimo proprio noi genere umano, e la cura fosse una febbre chiamata covid che ci sta piano piano sterminando tutti?

La macabra visione, durante i primi mesi della catastrofe pandemica, ammetto, era forse un po’ troppo definitiva. Ma, certo, i numeri erano drammatici e non si intravedeva nessuna luce all’orizzonte.

Ricordo anche di aver pensato che forse, noi umani, ci saremmo meritati l’estinzione dopo decenni di violenze di ogni sorta al pianeta Terra: dalla plastica ricordata dal collega Serafini all’inquinamento atmosferico; dagli stili di vita declinati allo spreco alla ancora enorme disparità della ricchezza del mondo.

Improvvisamente ci ritrovammo tutti chiusi in casa e, in effetti, qualche beneficio, dal punto di vista della natura, fu evidente: calarono drasticamente le emissioni tossiche dei mezzi di trasporto e delle aziende, i cieli apparvero subito più azzurri.

Qualcosa di nuovo si poté annotare persino negli esseri umani: imparammo più o meno tutti a cucinare in casa utilizzando gli ingredienti a disposizione (sono aumentati in maniera esponenziale i corsi on-line per novelli panificatori); capimmo il valore delle cose più piccole: dal profumo di un buon caffè, che per mesi è stato solo casalingo, alla meraviglia di quel poco di natura che si vedeva dalle finestre.

E chi vive in campagna, magari con un piccolo giardino, si sentì improvvisamente un privilegiato.

E poi il valore degli abbracci ai familiari, negati anche nel momento dell’ultimo saluto, il vigore di una stretta di mano, il trasporto di un bacio, innocente e meraviglioso quando è il primo, rubato e clandestino quando è quello degli amanti: tutto congelato.

L’elenco potrebbe essere lungo, ognuno ha sofferto in modo differente delle limitazioni imposte dal virus fetente.

Ma dopo un anno così, con la prospettiva di una strada ancora lunga da percorrere, avremo finalmente capito qualcosa?

Presteremo più attenzione alla prossima Greta, o a lei medesima, comportandoci meglio con l’unico pianeta che ci è concesso di abitare?

Saremo diventati più altruisti, più attenti a ciò che ci circonda?

Saremo in grado di apprezzare davvero quello che abbiamo?

Domande che aleggiano in questo nevoso inizio di 2021 e che, insieme al vaccino ormai alle porte, ci fanno tornare inevitabilmente all’unica energia che ci tiene in vita e ci spinge sempre i avanti, racchiusa in una sola, semplicissima parola: speranza.

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